=DISCUSSIONE. SOVRANITA’ NAZIONALE MONETARIA E DEBITO PUBBLICO= Serafino Pulcini/Mino Magrone/Serafino Pulcini Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 20 Febbraio 2015 13:19

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 Serafino Pulcini

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Le riforme costituzionali, proposte dal governo e ora in discussione al Parlamento, quando entreranno in vigore non daranno nessun contributo per uscire dalla crisi economica. Esse serviranno per facilitare gli accordi internazionali, per favorire le privatizzazioni e le attività degli speculatori finanziari. Oggi la nostra Costituzione rappresenta ancora una valida difesa da tutto questo ed ecco perché dev’essere, secondo il Governo, modificata, anzi smantellata.

Dobbiamo renderci credibili ai cosiddetti mercati affinché essi siano attratti per investire nel nostro paese. Questo è quanto sentiamo ripeterci ogni giorno.

Ma chi sono questi “mercati”? Chi sono questi investitori? Sono quelli che hanno preso di mira i “gioielli” pubblici e privati del bel paese. Molti di questi sono già stati ceduti, alcuni esempi: Eni, Enel, Telecom, Poltrona Frau, Krizia, Pernigotti, Loro Piana, Galbani ecc. L’elenco è molto lungo, vi è una vera dissoluzione del “Made in Italy con la complicità dei governanti dello stato italiano. Di questo passo venderemo, oltre alle spiagge, anche i beni culturali per far fronte al debito pubblico e alla crisi economica. Ci troviamo nelle stesse condizioni di quel privato che, avendo un patrimonio aziendale e immobiliare, costretto a indebitarsi con gli usurai per far fronte ai debiti, deve svendere tutto quello che ha; ma quando non avrà più nulla che farà? La risposta a questa domanda è semplice: diventerà sempre più schiavo del sistema degli usurai, dovrà lavorare in regime di concorrenza a condizioni sempre più umilianti.

Per far sì che tutto questo possa diventare un percorso normale si dovranno cambiare le norme costituzionali, si dovranno cambiare le regole del mondo del lavoro, si dovrà “modernizzare il Paese”. L’ultima riforma sul lavoro approvata dal Parlamento rappresenta un passo avanti in questa direzione. La Repubblica fondata sul lavoro, secondo la nostra Costituzione, è sempre di più un traguardo irraggiungibile. I sindacati stanno tendando una debole opposizione di “facciata” ma nulla vorranno o potranno fare contro questa macchina perversa che travolge tutto e tutti. La mancanza di lavoro e la disoccupazione dipendono dalla mancanza di risorse finanziarie che ha determinato la contrazione dei consumi e degli investimenti nei settori produttivi. Le risorse finanziarie mancano a causa del grande debito pubblico che ha superato 2000 milioni di euro. Debito che formalmente è dello stato ma nella sostanza grava su tutto il popolo italiano.

A questo punto occorre porsi alcune domande: perché lo stato ha contratto il debito pubblico? Ci si può mai liberare dal debito pubblico? Chi sono i creditori?

Lo stato Italiano come quasi tutti gli stati del mondo è stato costretto a indebitarsi perché non ha la sovranità monetaria, il debito non è estinguibile, i creditori sono i mercati, dietro ai mercati ci sono uomini in carne ed ossa. Quindi tutti i problemi economici e sociali dipendono dalla sovranità monetaria per cui di seguito cercheremo di spiegare che cosa è la sovranità monetaria, chi la detiene e come essa viene esercitata.

La sovranità monetaria è l’esercizio del potere per mezzo dell’emissione della moneta. In pratica è sovrano della moneta colui che la mette in circolazione in qualità di proprietario dopo la stampa. Attualmente il proprietario della moneta, nel momento in cui questa è messa in circolazione, è il sistema bancario. Il sistema bancario a sua volta è di proprietà di soggetti privati i quali costituiscono una ristretta cerchia che ha questo particolare privilegio. Il sistema bancario è costituito dalle banche centrali: Banca d’Italia, BCE e dalle banche commerciali. Il circuito monetario funziona nel seguente modo: la banca centrale (oggi la BCE, prima dell’euro la Banca d’Italia) emette la moneta che presta al sistema bancario commerciale privato il quale a sua volta la presta al sistema produttivo e allo Stato. Lo Stato per avere la moneta che serve per il suo funzionamento, emette dei titoli a garanzia i quali sono acquistati da cittadini privati e stranieri e dalle banche commerciali stesse. La moneta che lo stato ottiene con questo procedimento costituisce il debito pubblico. Quindi tutta la moneta emessa in circolazione dal sistema bancario è data in prestito e chi ottiene questo prestito contrae un debito che dovrà restituire con l’aggiunta degli interessi. Ora su questo meccanismo appare subito evidente un paradosso: il debito non potrà mai essere restituito totalmente perché la quantità di moneta messa in circolazione, è inferiore al debito contratto. Per comprendere meglio questa affermazione aritmetica supponiamo che:

- sia A la quantità di moneta stampata dall’istituto di emissione e data in prestito;

- sia B la quantità degli interessi che i debitori devono restituire;

Ne consegue che, a fronte di una quantità di moneta in circolazione pari ad A, i debitori dovranno restituire A+B. Condizione impossibile per cui per avere moneta necessaria alla circolazione dei beni e servizi si è costretti a indebitarsi all’infinito (la situazione della Grecia in questi giorni ne è un esempio eloquente). Si è costretti a lavorare in condizioni di schiavitù solo per pagare gli interessi del debito. Lo stato, per mancanza di liquidità, è costretto ad aumentare sempre di più la pressione fiscale, è costretto a ridurre sempre di più i servizi, è costretto a ridurre gli investimenti in opere pubbliche, gli investimenti per la difesa del territorio e gli investimenti per la manutenzione dei beni culturali. Questi ultimi si degraderanno sempre di più e saranno un giorno acquistati dai cosiddetti mercati, ovvero dagli usurai che detengono la sovranità monetaria. Questo processo si arresterà solo quando l’emissione monetaria, in nome del popolo sovrano, sarà esercitata dallo stato che la emetterà senza contrarre nessun debito. Sembra una cosa semplice ma, perché questo possa avvenire, si dovrà verificare una rivoluzione di tipo copernicano. Chi ha la sovranità monetaria, avendo a disposizione una quantità enorme di denaro, ha il potere di acquistare tutto, talora anche “l’anima” delle persone. Chi ha la sovranità monetaria condiziona la politica economica dello stato asservendola al proprio egoismo. Le guerre nel mondo, l’immigrazione clandestina, la povertà e le ingiustizie sociali sono determinate da questo immane potere.

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Mino Magrone

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Tutto il discorso di Serafino Pulcini ruota intorno alla “sovranità monetaria”. Chi la possiede è potente e può svolgere politiche economiche da vera potenza. Chi non la possiede (v. i singoli Stati dell’Eurozona) non è potente perché è privo della possibilità di stampare moneta.

La questione monetaria, nell’intervento di Pulcini, non è discussa in sé e per sé ma in relazione l debito pubblico. Dice Pulcini: “il debito non potrà mai essere restituito totalmente perché la quantità di moneta messa in circolazione è inferiore al debito contratto”. Pare che, per Pulcini, la quantità di moneta in circolazione sia pari al debito pubblico per cui la moneta circolante non potrà mai coprire l’intera estinzione del debito più gli interessi sul debito stesso. Da ciò, per uscire cioè da questa situazione di “indebitamento all’infinito”, è necessario che lo Stato possa emettere moneta senza “contrarre nessun debito”.

Suppongo che sia giusto rilevare che la moneta emessa e circolante non è, né in teoria né nella pratica dei nostri mercati, inferiore al debito pubblico. Essa, la moneta, la sua emissione e circolazione, il suo valore non sono in relazione al debito pubblico ma, in estrema sintesi, sono regolate dalla sua “quantità”. Molti lettori ricorderanno la formula che riassume la teoria quantitativa della moneta:

P= M
   _____
     Q

Dove P è il livello generale dei prezzi, M è la quantità di moneta effettivamente circolante e Q è la quantità delle merci e dei servizi prodotti e scambiati sul mercato. Se supponiamo un aumento di M (quantità di moneta in più) che da 1.000 unità passa a 2.000 unità in circolazione e se Q resta invariata (1.000), il prezzo P deve aumentare (nell’esempio raddoppia). Si dimezza nel caso in cui la quantità di moneta in circolazione scenda da 1.000 unità a 500. L’esempio serve a dimostrare che è la quantità di moneta emessa e circolante effettivamente che determina il suo valore (potere d’acquisto) e il livello dei prezzi. Il debito pubblico (il suo livello) non influenza né è influenzato dalla quantità di moneta.

Per ribadire che sia il valore sia la quantità della moneta non impediscono che il debito pubblico sia interamente rimborsato, si può ricorrere anche all’ “equazione di FisherMV=PQ la quale chiarisce che l’intera quantità di moneta circolante moltiplicata per la sua “velocità di circolazione” è uguale all’insieme delle merci e dei servizi scambiati moltiplicato per i rispettivi prezzi. E’, questa di Fisher, la così detta “equazione degli scambi”. Esiste ancora, ma non è il caso di analizzare la questione, l’ “equazione di Keynes” o di Cambridge. In tutti questi strumenti di analisi della quantità di moneta necessaria al funzionamento del mercato non appare il debito pubblico né il suo livello più o meno alto.

Tuttavia, la quantità di moneta emessa ed effettivamente circolante può avere non direttamente ma per vie mediate riflessi sulla possibilità più agevole di estinzione del debito.

Sono, infatti, note le politiche monetarie fino ad alcuni mesi fa adottate dalla Federal Reserve americana la quale ha, per svariati anni, “iniettato” nel mercato americano enormi quantità di dollari, prima per attenuare la crisi e poi per spingere in su il Pil (la crescita) degli Stati Uniti. Anche il governo giapponese di Abe sta seguendo la stessa politica monetaria. La Bce, con Draghi, pare che si sia decisa al “quantitative easy”, anche se con grave ritardo ed ancora tra mille incertezze dovute all’opposizione della potente Bundesbank.

L’Italia sta patendo, come del resto l’Eurozona, ma anche il Giappone un periodo di grave e pericolosa “deflazione”. Ciò aggrava il peso già enorme del debito pubblico. Una maggiore quantità di moneta circolante innesterebbe una “inflazione controllata” del 2-3% con alleggerimento del peso del debito (con l’inflazione i debitori sono avvantaggiati) e possibilità di ripresa e crescita economica che di per sé garantiscano sia la solvibilità del debitore sia la sostenibilità del debito sovrano.

Questo discorso tradotto nelle formule prima commentate significa che, se nella equazione degli scambi di Fisher (MV=PQ) aumentasse la quantità di moneta M, perché l’uguaglianza sia soddisfatta devono di pari passo aumentare P (i prezzi) e Q (la quantità di merci e servizi scambiati) con la conseguenza di qualche punto in più dell’inflazione e delle merci e dei servizi prodotti e scambiati (crescita).

In definitiva, la via per portare il debito pubblico entro il 60% del Pil (oggi in Italia il livello di indebitamento è del 133% del Pil) è rappresentata dalla crescita economica con “inflazione controllata” di almeno il 2% su base annua.

Comunque, Serafino Pulcini va ringraziato veramente per avere con coraggio e capacità di analisi non comune affrontato alcuni temi tra i più delicati e controversi della politica economica italiana, europea e dell’intero pianeta.

 

 

 Serafino Pulcini

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L’ argomento sovranità monetaria meriterebbe un dibattito diffuso su tutti i mezzi di comunicazione, per scoprire la verità e renderla patrimonio di tutti. Ringrazio pertanto “Sudcritica” e Mino Magrone per l’attenzione prestata al mio articolo. Le affermazioni contenute nel mio documento hanno, nelle mie intenzioni, l’ambizione di stimolare un dibattito volto alla ricerca della verità. Dalle osservazioni di Mino Magrone sul mio documento deduco di non essermi espresso, forse, con sufficiente chiarezza sull’argomento. Egli pone l’attenzione sul debito pubblico, sui rapporti che regolano la quantità di moneta circolante con i prezzi di mercato, la quantità dei beni o merci scambiate, la velocità degli scambi ecc. Tutte argomentazioni valide come la teoria quantitativa della moneta, ma che non sono legate alla questione di chi detiene la sovranità monetaria e le conseguenze che questa produce sul debito. Proverò a essere più esplicito.

Quando sostengo che - “il debito non potrà mai essere restituito totalmente perché la quantità di moneta messa in circolazione è inferiore al debito contratto” – mi riferisco al debito complessivo derivante dalla emissione monetaria e non solo al debito pubblico. In altre parole, il debito è una conseguenza diretta dell’emissione monetaria perché, quando il sistema bancario emette nuova moneta in circolazione, questa è data in prestito.

Tutte le teorie monetarie della nomenclatura ufficiale di, se pur condivisibili, Keynes, Cambridge, Fisher, Friedman ecc.hanno, come riferimento implicito, la moneta emessa a debito e non sono correlabili con l’argomento della sovranità monetaria.

La sovranità monetaria e chi la detiene, in primis, è una questione di carattere giuridico che riguarda la scienza del diritto e solo secondariamente le scienze economiche.

La moneta, nel momento dell’emissione, dovrebbe essere accreditata ai legittimi proprietari, ovvero ai cittadini che con il lavoro creano i beni reali. Se così fosse, non esisterebbe la natura del debito attuale e tanto meno esisterebbe il debito pubblico.

La moneta non è una merce, ma è lo strumento che misura il valore delle merci o dei beni da scambiare. La proprietà della moneta è del popolo o del cittadino come si preferisce, in quanto l’accetta come strumento di scambio. La moneta come strumento per la misura del valore dei beni di scambio non dovrebbe essere di proprietà dell’ente giuridico preposto all’emissione, come oggi accade. Infatti, senza entrare nei meccanismi di emissione secondaria della moneta ad opera del sistema bancario, secondo la regola della riserva frazionaria, la BCE, quale istituto centrale di emissione, emette denaro e lo dà in prestito per il valore scritto sul simbolo monetario, oltre agli interessi. Prestare qualcosa è una prerogativa del proprietario, pertanto la BCE, prestando il denaro che emette dal nulla, si comporta da proprietario del denaro stesso determinando, senza esercitare alcuna attività produttiva, un enorme arricchimento dal nulla dei suoi soci privati a danno dei sistemi produttivi. Altro che plusvalenza delle teorie di Marx! Questo è un vero e proprio furto che, per le sue catastrofiche conseguenze, può essere definito un crimine contro l’umanità. Con questo sistema, il popolo è stato esautorato della sua legittima sovranità monetaria, in evidente contrasto in Italia con l’art. 1° della Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Gli esempi citati da Mino Magrone sulle iniziative di alcune banche centrali di alcuni paesi confermano le mie tesi. La Federal Reserve,pulcini l’istituto ufficiale (privato) di emissione monetaria degli Stati Uniti d’America, ha distribuito enormi quantità di dollari nel mercato americano durante gli ultimi anni, ottenendo una sensibile crescita economica, ma ha anche determinato un considerevole aumento del debito del popolo americano. Stessa cosa è avvenuta in Giappone. Il “quantitative easing” proposto da Draghi, altro non è, da parte della BCE, che emissione monetaria per l’acquisto di titoli di debito (BOT e similari che in pratica sono delle cambiali) degli stati membri dell’unione europea che comporterà un ulteriore aumento del debito. Gli stati membri avranno più denaro a disposizione che probabilmente comporterà una lieve ripresa delle attività economiche, ma quando gli stati dovranno restituire, anche parzialmente il debito, il problema si ripresenterà, forse in maniera ancora più grave. La situazione della Grecia attuale ne è un esempio eloquente. L’opposizione a questa operazione da parte di alcuni banchieri del consiglio di amministrazione della BCE è strumentale per ottenere la contropartita delle riforme, che hanno lo scopo di legittimare con lo strumento della legge la perdita delle sovranità, in gran parte già avvenuta, degli stati stessi.

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Ultimo aggiornamento Sabato 07 Marzo 2015 13:23
 
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