=LE ELEZIONI DI FEBBRAIO E LA DEMOCRAZIA FEUDALE= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 24 Dicembre 2012 00:53

 finocchiaroCi toccherà vedere a Taranto Anna Finocchiaro armata di casco

Losappio l'altruista.

Dove mettiamo il fratello di Emiliano?

Ah, Introna


 

 

 

 

[V. IN QUESTA RIVISTA:

- LE PRIMARIE DI CUI MENATE VANTO SONO LA VOSTRA COLPA PEGGIORE

- IL CORAGGIO DI VOTARLI]

 

Nel Pd la regola era ed è che i consiglieri regionali ed i sindaci non possano partecipare alle primarie per saltare in Parlamento. La regola.

Poi ci sono le deroghe. Uno fa la domanda e spiega perché non gli basta stare in consiglio regionale o fare il sindaco e, dunque, chiede di essere autorizzato dal comitato elettorale e dalla segreteria nazionale a concorrere per il Senato o per la Camera.

Su che cosa si basa la concessione della deroga? Su nulla.

Leggiamo pezzi di una cronaca pugliese a dir poco deprimente: “l’hanno spuntata in cinque e altri cinque hanno dovuto soccombere”.

250px-RolandfealtyQuali titoli particolari hanno esibito gli ammessi e che cosa mancava ai respinti per essere accettati?

La cronaca dice: “Si sussurra di pressioni di Dalema a favore della Capone a Lecce (anche se per soccorrere l’avvocato Fritz Massa col sistema del doppio voto uomo-donna). E si sostiene che Blasi abbia spinto De Caro a Bari per ostacolare la corsa del fratello di Emiliano (l’imprenditore Alessandro)”.

Ma mica solo nel Pd, figuriamoci; alla periferia del Pd, in quel contenitore indefinito che è Sel,  le cose non stanno meglio.

Dice la cronaca: “la giovane segretaria Annalisa Pannarale ha dovuto faticare non poco per convincere l’assemblea regionale ad accettare la candidatura del presidente del consiglio regionale Onofrio Introna. Le resistenze sono state di diversa natura: vuoi per l’anzianità politica di Introna (consigliere regionale per quattro legislature), vuoi per la sua provenienza dalle fila del partito socialista. Questa caratteristica, tuttavia, è stata una delle ragioni che lo hanno sostenuto: andava premiata quella componente che aveva contribuito a cofondare Sel”.

Una luce, però, viene proprio da Sel: “Esclusi dalla corsa capitani di lungo corso come Arcangelo Sannicandro e Michele Losappio. Entrambi, con tre legislature alle spalle. Avrebbero dovuto chiedere la deroga, ma non l’hanno voluto fare”. Complimenti.introna

Leggiamo però nella cronaca che Sannicandro è stato “ripescato” e che al posto dell’altruista consigliere Losappiosarà candidata la moglie di Losappio: la dirigente Cgil Francesca Abbrescia”. Ah, ecco.

Ai livelli più alti della gerarchia di partito, le cose sono più facili, i personaggi che democraticamente gli elettori dovranno eleggere per forza sono di gran lunga più autorevoli: “Tra i candidati riservati al partito (Sel) ed esentati dalle primarie, figurano tre nomi: Nichi Vendola, Nicola Fratoianni e un ‘intellettuale’. Dovrebbe trattarsi di Giuliano Volpe, rettore dell’università di Foggia (e amico di infanzia di Vendola)”.

Le buone notizie, però, non finiscono qui.

Arriva, forse, direttamente da Roma, dal Senato, Anna Finocchiaro e si ferma qualche giorno a Taranto, alle dovute distanze dall’Ilva, “nell’interesse del Paese” naturalmente.

Dice la cronaca: “la siciliana Anna Finocchiaro ha ccettato l’invito a candidarsi in Puglia, lo farà nella provincia di Taranto”. E perché Taranto? “Sono contenta di candidarmi in questa città - dice Finocchiaro - che è simbolo di questioni così importanti come il lavoro e l’ambiente”. Pane per i suoi denti: “Come donna del Sud non posso che essere entusiasta di questa esperienza”. Al punto che “è probabile che a Finocchiaro tocchi di guidare la lista per il Senato o quella per la Camera (rimasta orfana di Massimo Dalema)”. Commenta Bersani, all’oscuro di tutto e soprattutto dell’invocazione di Finocchiaro che arriva da Taranto: “Pur rivestendo in Senato uno dei ruoli istituzionali più elevati, Anna Finocchiaro ha deciso di candidarsi alle primarie e di farlo a Taranto. Voglio esprimere il mio apprezzamento per questa scelta, che la impegna sui temi del Sud e sulla vicenda drammatica dell’Ilva”.

Taranto libera”, gridano lì in un corteo di diecimila persone. Accontentati. Appena votato il decreto “salva Ilva”, arriva Anna, si ferma un paio di mesi, si informa, chiede il voto e torna a Roma, in Senato o alla Camera. Taranto libera, questa volta davvero.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 26 Dicembre 2012 19:51
 
Condividi