=GLI SCONFITTI CHE HANNO FATTO LA STORIA. A SINISTRA= Stampa
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Scritto da Redazione   
Domenica 31 Gennaio 2021 12:30

piazza fontana 1

Gli anniversari di chi
non ha avuto ragione
ma ha fatto la storia

 nella storia della sinistra italiana 
non ci sono stati vincitori ma sconfitti. 
Sia chi non ha avuto ragione 
ma ha fatto la storia italiana
sia chi, pur avendo avuto ragione, 
non ha fatto la storia

 di Mino Magrone

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Desidero ricordare che in questo, appena trascorso, mese di gennaio, ricorrono tre anniversari che nessuno, credo, possa dimenticare.

La prima ricorrenza riguarda la grande rivoluzionaria Rosa Luxemburg, che il 15rs-lxmbrg  gennaio 1919 fu uccisa a Berlino. Avrei voluto dedicare più spazio a Rosa Luxemburg e ai suoi scritti: non si può negare il suo grande e originale contributo critico allo sviluppo degli studi sul marxismo.

Nella sua opera principale, L’accumulazione del Capitale, del 1913, sostiene che è impossibile la “riproduzione allargata” e, pertanto, l’accumulazione in condizioni di “capitalismo puro”. Per la Luxemburg, il libro secondo dell’opera Il Capitale, nel quale Marx dice della “riproduzione allargata” nella supposizione di condizioni di capitalismo “puro”, contiene un errore evidente. Il tema merita ben altro spazio e analisi e il superamento dell’obiezione della Luxemburg un maggiore impegno: forse in un’altra occasione ne discuterò di più e meglio, spero.

In questo stesso mese, il 22 gennaio 1891, nasceva ad Ales Antonio Gramsci. Arrestato nel 1926 dai fascisti, venne scarcerato nel 1934. Pochi anni dopo, nel 1937, moriva a Roma.

Nel discorso di Antonio Gramsci, teoria e prassi furono improntate al “gradualismo di estrema sinistra”: mi ci soffermerò tra poco, parlando del centenario della nascita del Partito Comunista.

1921 PCIIl terzo anniversario riguarda appunto la nascita del Partito Comunista italiano, avvenuta nel gennaio del 1921, a Livorno, dopo la scissione del Partito Socialista.

Per capire la storia della sinistra italiana non è possibile prescindere dagli eventi più salienti che hanno caratterizzato la fine dell’Ottocento e il Novecento, almeno fino all’avvento del regime fascista. Senza trascurare, tuttavia, la fase del dopoguerra e della Resistenza, e le ragioni della sconfitta elettorale del 18 aprile 1948 e, ancora, la forza dissolvente che la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, ebbe sulla sinistra italiana, insieme con le ripercussioni di Tangentopoli sul Psi, nella prima metà degli anni Novanta. In estrema sintesi e semplificazione, è rilevante riflettere sul momento nel quale i liberali in Italia – durante il Governo Zanardelli-Giolitti (1901-1904) – compiono una svolta molto significativa. Il mancato appuntamento con Giolitti comportò in seguito, e per tutto il Novecento, il prevalere nella sinistra delle forze antiriformiste e le formazioni rivoluzionarie.

Giolitti bifronte

Fu in un famoso discorso tenuto alla Camera nel 1901 che Giolitti diede inizio alla svolta: la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitalisti e lavoratori. Aprì così alla possibilità che il Partito Socialista e i lavoratori avessero la loro parte di influenza economica e politica nella vita della Nazione. E’, forse, proprio dal quel mancato appuntamento con Giolitti che prende l’avvio la lunga battaglia tra riformisti e rivoluzionari che ha segnato la storia della sinistra in Italia e la sconfitta sia degli uni sia degli altri.

Anche qui, per sintetizzare, si può affermare che nella storia della sinistra italiana non ci sono stati vincitori ma sconfitti. Sia chi non ha avuto ragione ma ha fatto la storia italiana (i rivoluzionari) sia chi, pur avendo avuto ragione, non ha fatto la storia italiana (i riformisti come Turati e Rosselli). Umberto Terracini - leader comunista che nel 1921 aveva, per così dire, trotzkianamente fatto finire nella “spazzatura della storia” i riformisti socialisti come Turati e i socialisti liberali come Rosselli - poco prima della morte rettificò il suo pensiero affermando che i riformisti “hanno avuto ragione ma non hanno fatto la storia”, mentre i rivolu1919 ordinenuovo 2 grzionari “non hanno avuto ragione ma hanno fatto la storia”. Ciò vale anche per Antonio Gramsci: ha fatto tantissima storia italiana ma, infine, non ha avuto ragione. Penso a “Ordine Nuovo”, al primo sciopero generale di Milano e alla grande esperienza della rete dei consigli di fabbrica. Esperimento politico-sociale e sindacale che aveva l’ambizione di “fare come in Russia” ma con peculiari accorgimenti di natura e cultura tipicamente gramsciani di “gradualismo di estrema sinistra”.

In tempi a noi più vicini, e cioè dopo la caduta del fascismo e la Resistenza e la Carta costituzionale del 1948, la sconfitta del frontismo nelle elezioni del 18 aprile 1948 segna un’ulteriore tappa della storia della sinistra italiana, in cui, ancora una volta, i rivoluzionaritrasformismo-altan antiriformisti fanno la storia ma non hanno ragione, mentre i riformisti, pur avendo dalla loro parte la ragione, sono incapaci di fare la storia italiana.

Chiudo queste frettolose considerazioni, sui tre anniversari che hanno aperto l’anno, dando uno sguardo all’oggi. Viviamo una crisi di governo tipica dei tempi che corrono. I fans del governo gioiscono se il pallottoliere segna un aumento dei cosiddetti ‘responsabili-costruttori’, senza curarsi della loro storia e formazione politica e culturale. Fanno parte dei “nostri”, tutti. Dalla moglie di Mastella a Tabacci, dagli ‘azzurri’ di Forza Italia ai Ciampolillini. Qui, tutti hanno torto perché sono scomparsi i riformisti veri e sono finiti, dopo il 1989, i rivoluzionari.

Purtroppo, il paese reale in tutto ciò non è molto diverso da quello legale. Eppure, ci accingiamo a gestire, se arriveranno prima della disfatta, ben 209 miliardi di euro dell’Europa e ben 140 miliardi di euro provenienti dagli scostamenti di bilancio pubblico. Che dire? Che Dio ce la mandi buona. Ma che, soprattutto, il rispetto e l’osservanza reali della nostra Carta costituzionale giungano finalmente a compimento. Governare e amministrare secondo la Costituzione si può ed è anzi un'ottima soluzione per il rispetto dei diritti e la gestione equa dei beni comuni: lo dimostrano i risultati raggiunti a Modugno, partendo da una situazione sull'orlo del dissesto finanziario (a causa di debiti fuori bilancio e pignoramenti dovuti a dissennate gestioni precedenti), dall'amministrazione guidata dal 2013 al 2020 dal giudice Nicola Magrone, fondatore del movimento Italia Giusta secondo la Costituzione. Risultati talmente importanti, pur in un Comune di dimensioni medie, da coalizzare contro quell'amministrazione tutti i portatori di interessi affaristici.

Il richiamo alla nostra Carta costituzionale non è di maniera. In me è ancora viva l’ingiuria subita, pochi anni fa, in occasione dell’inserimento nella Carta del pareggio di bilancio. Così, decenni e decenni di storia e di relative discussioni, e anche accesissime, sulla funzione del deficit spending sono stati cancellati e Keynes è ripudiato mentre il “monetarista” Milton Friedman e i suoi Chicago boys sono premiati per legge.

dices-over-newspaper-2656028 1920-1024x683Ciononostante, i gravi problemi restano.
E resta ancora forte la voce di Keynes che dice della fine del laissez-faire (The End of Laissez-Faire, così s’intitola un suo scritto). Restano, insomma, gli “equilibri di sottoccupazione”, che non sono l’eccezione ma la regola della nostra economia.

Se si è in grado di leggere la nostra Carta alla luce dei tantissimi problemi che le nostre società hanno, si vedrà che l’impalcatura complessiva della Costituzione italiana è di derivazione keynesiana. Nonostante il vulnus del pareggio di bilancio.
La sinistra italiana - che, al momento della pubblicazione della Teoria generale di Keynes, nel 1936, considerava l’economista britannico un mezzo traditore perché non marxista ma riformatore del capitalismo e, in fondo, suo sostenitore – farebbe bene, invece, ancora oggi a seguirne le indicazioni di politica economica.

Tuttavia, qualcosa sta cambiando. C’è voluto il Covid 19 perché l’Europa, recente e austera dispensatrice di piccolissime percentuali di flessibilità dei bilanci pubblici, passasse alla sospensione del fiscal compact e, quindi, ai bilanci espansivi. Siamo al New Deal keynesiano.

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Ultimo aggiornamento Domenica 31 Gennaio 2021 13:21
 
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