=POESIA. GIOVANNI GENTILE LETTO DA BESNIK SOPOTI Stampa
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Scritto da Redazione   
Mercoledì 14 Febbraio 2018 18:00

sopoti donnaAbbiamo avuto anche noi / il nostro cielo in una stanza

Le poesie di Giovanni Gentile (raccolte nel volume Stronza come un assolo di contrabbasso), lette con stima e affetto da Besnik Sopoti

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C’è un tempo biologico al quale tutti noi siamo unificati e un tempo interiore che varia a individuo a individuo, che si riflette nei versi dei noti poeti di ogni epoca. Questo perché l’artista, essendo voce della società di cui fa parte, è allo stesso tempo anche l’espressione viva della sua propria identità: esteriorità e interiorità dell’essere umano. Questa la ragione per cui l’opera d’arte non è un semplice rispecchio della nostra vita, ma diventa la realtà di quel rispecchio in cui gli uomini vivono e si battono nel loro quotidiano. Che sia poesia o romanzo, quando nasce dall’esigenza interiore ed è frutto di un’autentica personalità, tocca l’anima, scuote le coscienze accennando perfino anche a qualcosa sul futuro di noi tutti. C’insegna, senza darci però lezioni e prediche, che dopo ogni caduta o sconfitta, sia personale sia sociale, si può e si deve trovare la forza di rialzarsi e andare avanti.

Con questa raccolta di poesie, in apparenza senza pretese ma di contenuto abbastanza impegnativo, Giovanni Gentile si presenta davanti ai lettori come un autore serio e pienamente maturo. Ecco la ragione per cui, non essendo un critico, mi limiterò a dare solo qualche mia semplice impressione personale.

sopoti 18Nel mondo tanto reale quanto fantastico del giovane poeta si sente il grande amore che il sognatore ha coltivato per la sua bella musa quando ci confessa: “Myriam ha fatto della mia e della sua vita / quello che ha voluto”. La presenta ai suoi lettori con belle gambe e dai tacchi alti: “Io non ho più niente da dare, / perché quello che avevo gliel’ho donato/ e quello che mi è rimasto a malapena mi basta per respirare”. Ma che cos’è l’amore, quel vortice che sconvolge l’esistenza di ogni individuo, la negazione forse del proprio io? “Myriam non si chiama Myriam”, dice al lettore la voce del poeta mentre “io mi sono sempre chiamato io”. La risposta è chiara: il poeta dà ciò che ha e non ciò che è. La sua vera personalità è e resta quella di sempre.

Si sa che in amore sogno e realtà diventano tutt’uno e “io sono te” dicono gli amanti di oggi e di sempre. Non si tratta di perdita della personalità, ma della dimostrazione di una grande forza empatica, l’attrazione di un intenso momento della magica unione uomo-donna che, dopo essere diventato tutt’uno, lascia il posto al risveglio. E questo non perché l’amore sia una chimera, ma per il semplice fatto che non esiste niente di eterno. La piena maturità si compie con la parziale liberazione da quel narcisismo che si rispecchia nel prossimo e ci mette in giusta relazione con il mondo intero. Un processo di fatiche dolorose, ma che ognuno fa a proprie spese.

L’arte espone, descrive personaggi e situazioni fino ai minimi dettagli, tiene anche un certo atteggiamento, ma senza giudicare né dare sentenze plateali. Non è suo questo compito. Mette il lettore davanti a situazioni serie e drammatiche proprio come fa il poeta Giovanni Gentile: “Sono morto / con un sorriso e una poesia sulle labbra / così come solo i pazzi e i poeti / sanno morire”.

sopoti 34Eros e bellezza. Thanatos e arte. La memoria diventa presenza perché fa parte del nostro essere, è viva e sfiora gli oggetti senza mai diventare una semplice linea di un freddo e lontano orizzonte. Sarà mai possibile cancellare un segmento del nostro e altrui passato? Chi può decidere fra il diritto di custodire e il dovere di azzerare? Il presente è il punto d’incontro tra passato e futuro, l’essere e il non essere, la terra e il cielo. L’amore è tutto questo e forse ancor di più, può dire il lettore che legge insieme all’amata i versi del giovane poeta.

La bella e cara Myriam, appunto la sua musa che un tempo si guardava nello specchio, un giorno lascia tutto e se ne va. Questo perché Myriam è tempo non-tempo, volto non-volto, una immagine, la visione che compare e scompare dal piccolo grande palcoscenico della vita quotidiana. Sfugge dal presente cercando di diventare futuro, e non si accorge che è diventata già passato, un triste ricordo di quella casa spoglia di specchi dove nessuno danza più. Freddezza di ombre, che scorrono su oggetti e pareti che non trasmettono che il nulla, ha lasciato dietro di sé.

L’uomo poeta, l’uomo che l’ha tanto desiderata e sognata può salvarsi dalle pene d’amore non immergendosi nel mare dei ricordi ma ridestandosi dalle sue illusioni. Conoscere l’amore significa sperimentare anche lo stato di separazione: “Miryam si guarda nello specchio / e si fa bella per qualcuno”, dice Giovanni. Cala il sipario, ma la vita, quella dei suoi cari personaggi non solo continua ma resta impressa per lungo tempo nella memoria dei lettori. Ecco la capacità di saper presentare un personaggio: farlo vivere anche dopo che è uscito di scena.

“Di fronte avevamo un mare in tempesta”, sono i versi di un’altra poesia, “dietro c’era tanta vita vissuta da cancellare”. Qui ilsopotiPRESO 12 poeta non ha bisogno di lunghe descrizioni, bastano solo poche pennellate per dare l’essenziale e suscitare nel lettore un intero mondo di luci e di ombre: “Abbiamo avuto anche noi / il nostro cielo in una stanza”, ed ecco che davanti a noi appare una stagione di favole, di canti e di sogni.

Ma la donna è e resta sempre donna. Sa bene che, svelato il mistero, finisce l’incanto. Lascia casa, specchi e ricordi per manifestarsi più viva e più energica che mai in ben altre situazioni. Non è forse questa la missione della donna? Sono tante le opere d’arte che trattano l’eterno problema uomo-donna senza però mai dare una soluzione definitiva. Dagli antichi Greci fino agli scrittori moderni, tutti, senza eccezione alcuna, parlano d’incontri e di separazioni, di fedeltà e di tradimenti.

“Il mio castello non aveva mura / e il suo stiletto era ben affilato”. Chi canta il proprio dolore vive denudato tra sogno e realtà, in un bosco popolato da presenze e assenze, di sorrisi e lacrime che scorrono silenziose sul volto rugoso di un tempo senza tempo. Chi ama la vita e la bellezza femminile è biofilo, cresce e si nutre di realtà e sogni fra la gente che vive alla luce del sole, è creativo e dice all’amata: “Io sono te”. Non gli piace essere in riga, preferisce vivere spensierato e alla giornata piuttosto che avere certezze. Affinché si sviluppi, la biofilia ha bisogno di libertà, rispetto verso l’altro sesso e armonia con il mondo intero. Il necrofilo invece è attratto dall’oscurità, non è che un freddo calcolatore e impone l’ordine, incute paura e rispetta la divisa. Passa il suo tempo in un mondo chiuso ed egoistico. E’ paranoico. Sogna uomini tramutati in macchine, incarna più l’avere che l’essere.

sopoti 4Vita invece significa giardini fioriti e bambini che giocano, campi di grano e alberi che crescono dando i loro frutti a chi lavora per sé e per coloro che verranno, uomini e donne che ricevono e offrono il meglio di sé sognando di vivere insieme pur sbagliando. Ecco perché la donna, anche se ci ferisce, è e resta sempre e ovunque portatrice di vita. L’uomo ama come pensa, la donna pensa come ama. L’amore è libertà. In vendita c'è solo merce. Il resto non conta. Non c’è cosa più facile che criticare il male - dice F. Dostoevski - il difficile consiste nel comprenderlo, il male.

“Hai combattuto, da folle, / e sei come l’ultimo soldato rimasto in piedi / su un campo di battaglia /… Dov’è finito l’ardore dei tuoi anni?”, chiede Giovanni. “E’ la tua carne a gridare vendetta”. Questa è una di quelle poesie che va oltre e cerca, senza però insistere in risposte per una battaglia ormai finita “… e i tuoi amici sono morti, o partiti, o corrotti”, dice il poeta dei nostri giorni. L’orizzonte è più ampio e tocca, con coraggio, una profonda sfera dei problemi sociali. Qui non si tratta solo di sconfitti, ma anche di disertori, che fuggono, e di uomini che si lasciano corrompere da coloro che offrono carriera. “Pensi davvero ne sia valsa la pena? / Pieni di sogni furono le strade che solcasti”. Non c’è solo amarezza, sconforto e dolore in questa desolante scena di battaglia, ma anche il dubbio per quello in cui si è creduto e battuto fino alla fine. Chi combatte sa bene che deve affrontare anche il peso di qualche sconfitta. Ma qui il problema è più profondo perché mette in discussione anche la causa per cui si combatte e si perde. Poesie di questa intensità, ne abbiamo bisogno tutti, perché chiunque intraprenda una salita per raggiungere la meta deve fermamente credere in ciò per cui si impegna. L’uomo è la causa per cui egli stesso vive e si batte finosopoti pace all’ultimo respiro.

Testimone del suo tempo, non eroe, Giovanni è uno dei tanti che ancora crede in un mondo che ha voglia e mezzi per salvarsi, questa è la voce di un giovane che ha tanti altri temi e soggetti cui dedicarsi. Così come l’arte astratta nella pittura rende visibile l’invisibile, anche la poesia può e deve rivelare l’interiorità nell’esteriorità delle cose. Ciò che è veramente importante è credere nell’uomo e nelle sue capacità, perché solo chi ama la vita può fare qualcosa per il bene comune.

Con stima e affetto, Besnik Sopoti, novembre 2017

 

* Per alcune delle poesie pubblicate in questo libro (FaLvision Editore), Giovanni Gentile ha ottenuto, negli anni scorsi, premi prestigiosi: il “Premio di poesia Osservatorio Alda Merini”, il “Premio Travaglini”, il “Premio Laurentum”.

* Le immagini di questo articolo sono riproduzioni di opere di Besnik Sopoti.
Sopoti, pittore e poeta, è nato in Italia da madre italiana e padre albanese e ha condotto una dura e lunga battaglia, sostenuta dal dott.Nicola Magrone e dall'avv.Ascanio Amenduni, per approdare al riconoscimento della sua cittadinanza italiana, che una legge razzista gli negava e che un tribunale italiano gli ha restituito solo nell'autunno 2017.
V. al riguardo "Sudritica": https://www.sudcritica.it/politica/912-besnik-sopoti-e-cittadino-italiano-dalla-nascita

Ultimo aggiornamento Mercoledì 14 Febbraio 2018 20:03
 
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