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Scritto da Redazione   
Lunedì 27 Febbraio 2017 07:19

LA QUESTIONE MODUGNO E IL MISTERO DI PORTO TORRES

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 [Italia Giusta secondo la Costituzione] -

Quando ci si avventura a parlare dell’attività svolta da chi amministra Modugno in questi ultimi 20 mesi sembra di trovarsi di fronte a un miracolo: un miracolo quotidiano per portare alle soglie del XXI secolo una cittadina resa lugubre da un saccheggio di decenni. Desolante la “questione Modugno” per il quadro che si presentava agli occhi dell’attuale amministrazione: zero raccolta differenziata, zero vivibilità, zero piazze, arrembaggio edilizio, strade invase da automobili parcheggiate in triplice fila e da cassonetti traboccanti di rifiuti, zero rispetto per pedoni e cicloamatori, mercati cittadini degradati e antigienici, forte arretramento culturale - condito con linguaggio volgare ed arrogante - soprattutto nei ceti politici e partitici che per decenni hanno sgovernato Modugno (Pd in testa, Udc e centrodestra collaterali).

Una delle questioni più desolanti della “questione Modugno” e, insieme, più intriganti riguarda il “mistero Porto Torres”, la vicenda di un quartierone nato quarant' anni fa come un enorme residence privato, un megacondominio per qualche migliaio di abitanti (oggi circa 1.700) in un'area priva di ogni genere di opere di urbanizzazione primaria (strade, luce, fogne) e circondata solo dalla strada statale 96, dall'autostrada e dalla ferrovia. Abbiamo visto il sindaco Nicola Magrone, il vicesindaco Francesca Benedetto e questa Amministrazione affrontare da subito, con impegno e determinazione, il problema dei residenti di Porto Torres e le loro difficoltà a gestire manutenzione ordinaria e straordinaria nel megacondominio, privo persino di allaccio alla fogna. Abbiamo visto che la soluzione alla questione, per l'impegno e la determinazione del sindaco e di questa Amministrazione, sembra essersi trovata, e - cosa estremamente difficile - anche il denaro per provvedere a rimettere in sesto il quartiere”. Abbiamo visto, a distanza di alcuni mesi, che pochi mestatori - oggi - si oppongono al raggiungimento della soluzione definitiva, ormai a portata di mano, e abbiamo voluto capirci di più.

Per questo, dunque, ITALIA GIUSTA SECONDO LA COSTITUZIONE ha chiesto all'assessore all'Urbanistica del Comune di Modugno, e vicesindaco, avv.Francesca Benedetto, di chiarire il mistero Porto Torres”. L'assessore ci ha fornito - e della sua cura e disponibilità siamo molto grati - spiegazioni, anche tecniche, della questione e del perché, stanti la volontà dei residenti e dell'Amministrazione comunale, non si possa portare celermente a termine il passaggio dell'area Porto Torres da privata a pubblica per risolvere i disagi e le difficoltà di quei cittadini.

Sottoponiamo a tutti la nota dell'assessore, condivisa dal sindaco, perché tutti possano acquisire gli elementi utili per capire come stanno le cose. Quel che noi dalle parole dell'avv.Benedetto abbiamo capito è che il mistero Porto Torres” non è un mistero ed è parte integrante della “questione Modugno”: i residenti di porto Torres, tramite la strumentalizzazione di pochi, sono ancora oggi ostaggio e strumento di politicanti sguaiati che - ancora - non vogliono prendere atto di essere stati spazzati via dalla propria ingordigia e insipienza, e ancor più si agitano e intorbidano le acque quanto più vedono che la soluzione dei problemi può essere vicina.

La determinazione a risolvere i problemi messa in campo da questo sindaco e da questa Amministrazione comunale, tuttavia, è tale che anche per Porto Torres la soluzione è - noi di IGsC ne siamo convinti - a portata di mano: sarà realizzata tanto più velocemente quanto più i residenti di Porto Torres lo vorranno e collaboreranno, mettendo all'angolo chi strumentalizza e specula. [IGsC]

 

 

 CHE COS’E’ PORTO TORRES, QUALI SONO I PROBLEMI E QUALE LA LORO SOLUZIONE

 la volontà di questa Amministrazione comunale a risolvere la questione “Porto Torres” è ferma: basti considerare che dal 2014 negli atti di programmazione delle opere pubbliche è inserito - e rimane inserito - proprio l’intervento di riqualificazione di quel complesso, con la speranza che la cessione dell’area privata al demanio comunale avvenga quanto prima

di  Francesca Benedetto *
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CHE COS’E’ PORTO TORRES

L’attuale Amministrazione comunale di Modugno si è impegnata [sin dal suo insediamento - 2013 e successione a seporto torres HPIM1223 ok stessa - 2015], a tentare di definire la questione relativa alla riqualificazione del complesso “Porto Torres” all’interno del quale si registra una situazione di elevato degrado urbano, soprattutto con riferimento all’area destinata a viabilità ed agli impianti di illuminazione e di fogna, situazione determinata da quasi 40 anni di totale incuria e omessa manutenzione di tali aree e impianti.

Dal 2013, e ancora negli ultimi giorni, si sono susseguiti incontri con i residenti nel complesso e con tecnici ed avvocati dagli stessi incaricati, alcuni anche noti nel nostro territorio, con i quali si è giunti alla condivisione di un percorso obbligato già assai noto all’Amministrazione ed a residenti particolarmente “attivi” sulla problematica, sorprendentemente divenuti nel frattempo “smemorati” e ignari di tutto. Percorso che sarà di seguito descritto.

La questione riguardante il complesso residenziale Porto Torres è particolarmente complessa, soprattutto sotto il profilo giuridico. Si tratta, per la verità, di una questione che ancora una volta ricade su questa Amministrazione che, purtroppo, si trova spesso - se non sempre - a dover inseguire e risolvere questioni del passato (al di là di quanto ne dicano i mestatori di professione) e/o dirimere dibattiti scatenati da propagande politiche (meglio, mere propagande fatte di “fuffa”) sganciate da qualsivoglia disamina tecnico-giuridica della questione.

Ma quando si parla di “Quartiere Porto Torres” a che cosa si fa realmente riferimento?

Si tratta di un maxi complesso residenziale, realizzato negli anni ’70 sulla scorta di una licenza edilizia rilasciata il 31.8.1968: centinaia e centinaia di appartamenti, migliaia e migliaia di metri cubi, speculazione esagerata in assenza di un piano di lottizzazione o di una convenzione di cessione delle aree da destinare alle opere di urbanizzazione primaria (strade, luce, fogna ecc.). Eppure si trattava all’epoca di un’area estremamente periferica non urbanizzata e circondata solo da infrastrutture viarie (strada statale 96, autostrada e ferrovia).

IL FATIDICO 31 AGOSTO 1968

HPIM1246 okSi è trattato proprio di una di quelle licenze (come tantissime altre) rilasciate a Modugno in un giorno ormai emblematico: il 31.8.1968.

Il 31.8.1968, infatti, coincide con la data decorsa la quale (come molti tecnici ben sanno) entravano in vigore nuove prescrizioni per le costruzioni (art. 17, l.n. 765/1967), il cui rispetto (non avvenuto anche nel caso di Porto Torres) avrebbe dato probabilmente alla nostra città un’immagine diversa (probabilmente più bella e, sotto il profilo ambientale, sostenibile), “rispetto” che sarebbe andato tutto a discapito della speculazione edilizia che la nostra città ha invece da sempre massacrato.

Eppure gli speculatori sono pochi e i cittadini molti, ma di questi ultimi in pochi effettivamente si interessano, ancora oggi, purtroppo.

Ma torniamo al complesso Porto Torres. Il progetto prevedeva la costruzione di diverse palazzine, un albergo, un ristorante a servizio dell’albergo e altre strutture: immobili tutti connessi tra di loro da un’area condominiale destinata in parte a viabilità privata, sia pedonale che carrabile, in parte a parcheggi pertinenziali. A parcheggi, appunto: altro problema atavico della nostra cittadina sempre purtroppo determinato dalla volontà di sfruttare al massimo il territorio a discapito dei parcheggi, delle strade, del verde ecc. ecc.

Nulla veniva ceduto al Comune di Modugno a titolo di urbanizzazione, a differenza di quanto legittimamente accade nelle lottizzazioni e di quanto sarebbe dovuto accadere per Porto Torres (ma si sa: la legge è spesso preordinata al raggiungimento di uno scopo - le aree destinate ad urbanizzazione devono essere cedute al Comune perché devono essere a servizio della comunità), ma nella nostra città il rispetto delle norme non è mai stato - prima di ora - una prerogativa.

Nulla veniva ceduto ad eccezione di una limitata porzione di terreno da destinare a viabilità necessaria per accedere al costruendo complesso che fu realizzato, bisogna non dimenticarlo, in un’area all’epoca dei fatti ricadente in aperta campagna.

IL CONDOMINIO

Il progetto fu, peraltro, solo in parte realizzato negli anni ’70: furono venduti gli appartamenti con annesse pertinenze (si intendevano iporto torres HPIM1241 ok parcheggi sopra indicati? Sicuramente sì) e i diritti spettanti a ciascun acquirente/proprietario dell’immobile sull’area interna privata destinata a viabilità carrabile e pedonale: area dunque condominiale, come peraltro precisato nei singoli atti di compravendita.

Cosa è accaduto dopo: è noto che la speculazione non paga tutti; certo, paga i pochi speculatori: a tutti gli altri vengono lasciati solo i disagi e i problemi.

La manutenzione delle aree condominiali, degli impianti comuni (vedi ad esempio l’illuminazione o le vasche di raccolta delle acque piovane) e del verde nel corso degli anni non è mai stata effettuata, forse perché esageratamente costosa per l’entità delle opere da eseguirsi che mal si conciliavano con la natura condominiale del complesso: eppure tali aree e opere private erano e private sono, condominiali erano e condominiali sono.

I danni e i guai di 40 anni or sono appaiono adesso con manifesta evidenza solo perché che per la prima volta, da oltre quarant’anni, un’Amministrazione comunale ha ascoltato le ragioni, che tutti hanno ignorato, di una comunità ai margini della città.

I PROBLEMI DI PORTO TORRES

porto torres HPIM1263 okIl complesso condominiale Porto Torres manifesta senza dubbio aspetti di degrado urbano anche con particolare riferimento alle aree ed alle opere comuni: viabilità, verde e impianti.

Dalla documentazione agli atti del Comune risulta che la problematica è esplosa alcuni anni fa. Essa fu sollevata anche con proteste scritte nel 2012: ma, già all’epoca, i tecnici comunali manifestarono numerose perplessità e problematiche su un possibile intervento risolutore della questione da parte del Comune.

La problematica fu riproposta nel 2013 all’allora Commissario, il quale non se ne occupò affatto, probabilmente per la difficoltà (o ritenuta impossibilità) nel dirimerla.

Dopo di che la vicenda fu ripresa dal Sindaco Magrone: infatti, nel 2014 il Sindaco Magrone riuscì per la prima volta ad ottenere la disponibilità e l’impegno del progettista, nonché costruttore e proprietario di alcune aree e immobili ricadenti nel complesso (ing. Vito Susca), non solo a cedere le aree destinate a viabilità e in sua proprietà, ma anche a procedere preliminarmente ed a sue spese a frazionare l’intera area destinata a viabilità: detta area, infatti, si ribadisce, come risulta dagli atti di compravendita dei singoli appartamenti, oltre che dagli elaborati progettuali dell’intero complesso residenziale “Porto Torres”, è un’area privata condominiale, un’area cioè della quale sono proprietari sia l’indicato costruttore, ossia l’ing. Susca, sia anche tutti i proprietari dei singoli alloggi ricadenti nel complesso. Al frazionamento, quindi, doveva seguire il consenso di tutti i proprietari dell’area sia al frazionamento stesso sia alla cessione al Comune delle singole proprietà (indivise, perché condominiali).

E’ vero, infatti, che al Catasto l’area in questione risulta ancora intestata all’ing. Susca, ma è pur vero che il Catasto oltre a non essere spesso aggiornato non fa piena prova: l’unica prova e dato certo è che dagli atti di compravendita e dai registri immobiliari quell’area è in comproprietà a tutti i condomini. Del resto su di essa insistono anche le pertinenze cioè i parcheggi privati pertinenziali.

LA SOLUZIONE PROPOSTA DALL’AMMINISTRAZIONE MAGRONE

Siglato l’accordo, l’allora Amministrazione Magrone incaricò l’Ufficio tecnico di predisporre un progetto di riqualificazione dell’areaporto torres HPIM1271 ok anzidetta: progetto che fu effettivamente elaborato nel 2014 e che prevedeva il rifacimento del manto stradale, la manutenzione straordinaria del verde, il rifacimento dell’impianto di illuminazione, con una previsione di spesa tra i 600.000,00 e i 700.000,00 Euro.

Condizione imprescindibile perché il Comune potesse intervenire con fondi comunali o altri finanziamenti pubblici era che l’area in questione, una volta frazionata, fosse ceduta e/o accorpata al demanio comunale con il consenso di tutti i singoli proprietari. E questo era noto all’ing. Susca e a tutti coloro, politici del tempo e alcuni residenti in quel complesso, che ora ritrattano come se non sapessero o non avessero mai saputo. Condizione, del resto, ovvia: può il Comune spendere soldi pubblici su un’area privata? Certamente no. Il Comune può intervenire su aree pubbliche di sua proprietà; pertanto se le aree sono private, l’intervento comunale può essere effettuato solo se tali aree diventano preventivamente pubbliche, mediante cessione e/o accorpamento al demanio comunale: ma sia nell’uno che nell’altro caso è necessario il consenso dei proprietari dell’area interessata, oltre che una serie di motivazioni relative all’interesse pubblico all’accettazione di quella cessione o all’accorpamento al demanio dell’area, motivazioni però rimesse all’attività dell’Ente e sulle quali questa Amministrazione ha già abbondantemente lavorato.

La questione fu riproposta al Commissario nel 2014, ma anche questa volta il Commissario prefettizio - tanto amato da alcuni nostri concittadini - era in perfetta sintonia con quanto appena rappresentato.

Dopo di che la questione è stata immediatamente ripresa dall’attuale Amministrazione [2015], subito dopo il suo insediamento, come ben noto ad alcuni personaggi, residenti, tecnici e politicanti di sorta, che ora negano finanche l’evidenza.

La questione e la sua soluzione è stata studiata, discussa, approfondita anche in Consiglio comunale.

Sta di fatto che si attende, ancora, il consenso unanime dei proprietari o, meglio, dei comproprietari di quell’area alla sua definitiva cessione, o anche all’accorpamento della stessa al demanio comunale.

Non si riesce - dicono alcuni - a raggiungere il consenso. Perché, ci si chiede? Non si sa.

Forse troppi mestatori e detrattori di questa Amministrazione, ma anche del bene di quei cittadini, operano nell’ombra.

I SABOTATORI DI UNA SOLUZIONE SOCIALMENTE EQUA DEL PROBLEMA

Listener okChe si fa, dunque? Secondo alcuni:

1) fingere che il consenso di tutti i comproprietari non serva;

2) imporre all’Amministrazione (cioè ad un Ente pubblico che gestisce i soldi di tutti) un “atto di coraggio”: il Comune dovrebbe fingere cioè che l’area sia già divenuta pubblica (in contrasto con norme e sentenze che tutt’altro prevedono) o di un unico proprietario ed intervenire con i soldi pubblici, cioè di tutti i cittadini, su quell’area che resterebbe, senza la legittima cessione, privata e condominiale.

A questo punto, per assurdo, si dovrebbe ritener consentito un intervento pubblico su qualsiasi bene privato: un’area, un immobile ecc. E’ mai possibile? Certamente no.

Del resto un errore del genere (se errore lo si vuol chiamare) costerebbe caro a tutti, in particolare ai cittadini che si troveranno prima o poi a pagare per colpa sempre di altri.

Si tratterebbe di una questione molto simile ai pignoramenti che hanno flagellato il Comune di Modugno, nascenti dagli espropri eseguiti negli anni ’80: il Comune occupò aree private per consentire a imprenditori edili di costruire palazzine su palazzine, appartamenti su appartamenti, senza pagare le indennità di esproprio ai proprietari dei terreni occupati. Cosa è accaduto? Che ora il Comune - cioè tutti i cittadini –, all’esito di un contenzioso, si ritrova a pagare (da poco ha pagato) il debito con gli interessi, ossia una cifra lievitata esponenzialmente pari a quasi 3.000.000,00 (tre milioni) di euro.

E’ mai possibile tollerare ciò? Sicuramente no. E’ mai possibile ricadere negli errori del passato? Sicuramente no, soprattutto se la soluzione lecita e legittima è a portata di mano.

Il consenso unanime dei condomini è imprescindibile: sono tutti invitati a renderlo.

La volontà di questa Amministrazione a risolvere la questione “Porto Torres” è ferma: basti considerare che negli atti di programmazione delle opere pubbliche è inserito proprio l’intervento di riqualificazione di quel complesso, con la speranza, che la cessione dell’area comune al demanio comunale avvenga però quanto prima.

Insomma, un caso unico: è l’Amministrazione ad “inseguire” un grappolo di cittadini per dare una mano ai cittadini di porto Torres; ed è un grappolo di cittadini a non rispondere, a rimanere nell’anonimato, magari ad organizzare le proteste contro il Comune. Da soli?

[* La nota, predisposta sulla base di atti e documenti reperiti presso l’Ufficio tecnico comunali ed in parte consegnati da alcuni residenti nel complesso Porto Torres, è a cura del vice Sindaco Assessore all’assetto del territorio, avv. Francesca Benedetto, e condivisa dal Sindaco, Nicola Magrone]

Le foto di Porto Torres riprodotte qui sono di Francesca Di Ciaula.

 
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