=Ancora sui giudici costituzionali= Stampa
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Scritto da Redazione   
Domenica 06 Dicembre 2015 22:04

NO A GIUDICI COSTITUZIONALI IMPOSTI DAI PARTITI

di Francesco Baicchi

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La vicenda della mancata elezione dei giudici costituzionali sta assumendo aspetti grotteschi, ma si inserisce coerentemente nel tentativo portato avanti da alcuni gruppi di potere di alimentare la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.

Occorre ricordare che, in presenza di un Parlamento di dubbia legittimità perché frutto di una legge elettorale incostituzionale, e per questo sicuramente non rappresentativo della volontà popolare, la Corte Costituzionale rimane il supremo strumento di difesa della legalità e della democrazia nei confronti di tentazioni autoritarie dell’Esecutivo.

Contrariamente a quanto si vorrebbe far credere, il corretto funzionamento di questo organismo non è legato solo alla completezza della sua composizione, ma soprattutto al rispetto, nella procedura di elezione dei suoi membri, dello spirito che portò a prevedere il consenso di una ampia maggioranza, garanzia di indipendenza dei Giudici dai loro stessi elettori e di fedeltà solo alla Costituzione.

Quella che stiamo vivendo è l’ennesima dimostrazione delle conseguenze gravissime della scelta di tenere in vita la legislatura dopo la sentenza n.1/2014 della Consulta, invece di consentire ai cittadini di eleggere un nuovo Parlamento con procedure non viziate da incostituzionalità.

E’ dunque sbagliato sollecitare tempi rapidi per l’individuazione dei componenti mancanti senza deprecare il tentativo di ottenere, a qualunque costo e con baratti inconfessabili, l’approvazione di candidati pregiudizialmente schierati, al solo scopo di garantire l’esito di specifiche sentenze.

Perché il rifiuto della attuale maggioranza, allargata a estemporanei gruppi di mercenari, a cambiare metodo e cercare convergenze ampie su candidature indipendenti appare oggettivamente funzionale a impedire una serena valutazione da parte della Consulta proprio della nuova legge elettorale (italicum), che ripete gli errori della precedente,e delle ‘riforme’ che stanno progressivamente cancellando il sistema dei diritti faticosamente conquistato nella seconda metà del secolo scorso.

Auspichiamo che i richiami delle supreme cariche dello Stato a ‘fare presto’ esprimano esplicitamente anche l’esigenza a ‘fare bene’, nel senso di rientrare nello spirito della Costituzione repubblicana del 1948, che sarebbe colpevole dimenticare fu confermata nel 2006 a larghissima maggioranza dal voto delle italiane e degli italiani, che non si sono mai espressi in favore del suo stravolgimento.

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