=ALLARME TRASFORMISMO A MODUGNO. AL SOLITO, LA QUESTIONE URBANISTICA= Stampa
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Scritto da Redazione   
Domenica 06 Luglio 2014 11:34

 

“scilipoti” a Modugno

La questione urbanistica a Modugno ha favorito l'emergere di competenze inaspettate tecniche e giuridiche: ognuno crede di potersi avventurare in disquisizioni giuridiche e, appunto, tecniche: ha ragione tizio, ha ragione caio. Nessuno, letteralmente nessuno, ha considerato il problema del sacco edilizio di Modugno favorito se non determinato da atti di pirateria amministrativa culminati nella famosa delibera del Consiglio Comunale di Modugno del 1999 che ha duplicato, triplicato e quadruplicato i volumi e le superfici “utili”. Che si sia trattato di “norme illegittime” è cosa ormai risaputa (all’inizio, si contestava anche questo); il problema è che pezzi di società e di Consiglio comunale intendono non mollare la presa e murare totalmente ogni spicchio di terra al servizio della speculazione più selvaggia.

L’Amministrazione comunale ha preso atto di doverose segnalazioni da parte degli Uffici tecnici rinnovati, ha consultato la Regione, ha approfondito gli aspetti giuridici e tecnici pervenendo alla conclusione fatale: quindici anni non sono bastati a seppellire la Città sotto colate di cemento; resta il tempo del rimedio tempestivo e profondo.

Ecco insorgere ceti professionali e cosiddetti politici per pretendere con la forza che tutto rimanga com’è; sono gli stessi che non rispondono mai alla domanda di civiltà urbana che sale dal paese, fingono di non sapere che la fragilità del tessuto urbano e la sua esposizione a sistematiche inondazioni, la viabilità ridotta a sistema di contorti sentieri accidentati piegati agli interessi speculativi, l’assenza totale di verde, la deportazione di intere comunità in casermoni pagati a caro prezzo, l'abbandono del centro storico (inesauribile riserva di lavoro e di cultura) sono tutte conseguenze del delirio di insediamenti praticato per almeno un quindicennio.

L’Amministrazione comunale non ha finto di non vedere e di non sapere, ha constatato e posto il problema dell’indecenza di un sistema urbanistico intollerabile che disonora intere generazioni di amministratori.

Di qui, esattamente di qui, nasce la “spaccatura” del Paese in almeno due “partiti”: quello dei cementificatori e quello della resistenza in difesa della qualità della vita e del rispetto possibile della natura. Il “partito del cemento”, dunque, ha tutto l’interesse a far fuori l’Amministrazione, con le buone e con le cattive (finora si son viste solo le cattive; ne parleremo).

La comunità tuttavia, per quanto stordita da campagne di terrorismo (“vi toglieranno la casa, vi ridurranno i piani di ogni palazzo, vi butteranno sul lastrico, non vi faranno avere i mutui”, e via profetizzando scenari lugubri), mostra, nonostante questo momento di crisi, di comprendere la posta in gioco: regga o meno “politicamente” l’Amministrazione eletta da appena un anno (gli “scilipoti” sono al lavoro e danno il peggio di sé), la si riconsegni o meno ad un Commissario di Governo e poi alla vecchia guardia del medioevo cittadino, le coscienze individuali e collettive non torneranno indietro. Questa Amministrazione può essere sconfitta nel Palazzo, molto più difficile è sradicarla nella società. Non si torna indietro. [n.m.]

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Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione - Movimento Legalità è libertà - Movimento democratico.

 

 leggi  IL CASO MODUGNO. Il grano e il loglio.

 La questione urbanistica ha operato a Modugno la separazione del grano dal loglio.

É bastato che il servizio assetto del territorio del comune di Modugno fosse organizzato con nuove risorse umane, lontane da quel pantano in cui si sono svolte le note vicende giudiziarie, per comprendere su cosa si fondava la discrezionalità nella concessione delle autorizzazioni e dei permessi a costruire nella nostra città e, dunque, su che cosa si incardinava la corruzione.

Per quindici anni i regolamenti e le cartografie utilizzate per rilasciare le autorizzazioni sono state introdotte illegittimamente e, incredibilmente, sono stati concessi permessi a costruire sulla base di norme inesistenti, poiché mai approvate dalla Regione.

La mancanza di norme certe e univocamente definite è la base del clientelismo e della corruzione.

Quando questa amministrazione ha compreso la gravità della situazione, ha chiesto ai consiglieri di maggioranza di concorrere a ripristinare la legalità, scegliendo se revocare, modificare o sanare le norme illegittime, consapevole che molte delle norme adottate illegittimamente erano state già censurate dalla Regione e, dunque, difficilmente avrebbero potuto essere ripristinate.

Il rifiuto reciso da parte di dieci consiglieri di maggioranza a seguire la linea del recupero di norme legittime, indicata dalla stessa Regione, ha generato un atto di indirizzo del consiglio comunale paradossale ed incredibile, che assegna il ruolo di "consulenti" ad una commissione composta da soggetti designati dalle associazioni di categoria e dagli ordini professionali.

In sintesi: si è chiesto ai soggetti che saranno i destinatari delle norme tecniche di fornirne l'interpretazione corretta.

Che la situazione sia complessa ed intricata è evidente ai più, che la complessità sia strumentalmente usata come ragione per mantenere lo status quo è qualcosa che ripugna alle coscienze libere.

Noi siamo convinti che le norme e le regole dell'urbanistica debbano garantire tutti i cittadini e non solo coloro che hanno in questo momento interessi direttamente correlati a queste vicende.

Il risultato di questa posizione chiara e ferma è stata l'auto selezione ed espulsione dal gruppo che aveva visto l’elezioni dei dieci consiglieri oggi fuoriusciti: il programma del sindaco Magrone aveva evidenziato nero su bianco la necessità di superare la fase in cui l'ufficio tecnico di Modugno fosse un crocevia di interessi di pochi a scapito dei molti.

Per questa ragione, dopo aver dolorosamente preso atto che la cosiddetta questione urbanistica ha creato un fronte compatto di dieci consiglieri che intendono rappresentare gli interessi della categoria dei costruttori e del loro indotto, dimenticando che questa città ha bisogno di recuperare norme certe, chiare e trasparenti che tutelino tutti: anche coloro che non hanno un interesse diretto da difendere ma che pretendono altrettanto legittimamente che la città si sviluppi seguendo criteri che non li danneggino. La qualità degli spazi, l'aria, il paesaggio non possono essere considerati valori subordinati agli interessi economici in gioco.

A questo punto é evidente che la mancanza di comunicazione rivendicata dai dieci consiglieri dissidenti, era più verosimilmente un'impossibilità di condizionare ed impedire che si aprisse questo incredibile vaso di Pandora.

I giochi sono ormai chiari e questa amministrazione, il sindaco per primo, non ha per storia e cultura politica nessuna intenzione di piegarsi alle ragioni strumentali di chi vuole impedire di restituire la legittimità a regole che, riportate alla normalità, determineranno l'effetto di una cementificazione meno invasiva e tracotante.

La nostra città è schiacciata da un'oligarchia professionale che ne ha sempre determinato le sorti, piegandola alle ragioni affaristiche di pochi.

Indietro non si torna: la questione urbanistica ha chiaramente delineato i contorni di un partito trasversale che non ha alcun interesse a difendere i diritti delle migliaia di cittadini che chiedono di aver strade meno soffocate da smisurati balconi, aria e spazi liberi non occlusi da volumi moltiplicati al limite del parossismo. Una parte di questi consiglieri si accompagna con imprenditori a cui dovrebbero bastare gli affari svolti fin qui oltre il limite della legittimità e questa parte di consiglieri, eletta in nome del ripristino della legalità, ne sostiene, inspiegabilmente, le istanze.

L'interesse generale da tutelare riguarda tutti coloro che non hanno voce e che sono costretti a vivere in una città che si trasforma in modo orribile anche per colpa delle varianti illegittime che sono state applicate.

La gravità del momento e la convinzione che non si scende a compromessi, non ci si tura il naso per governare ad ogni costo, ci porta a fare un appello a tutte le forze sane di questa città.

Chiediamo alle forze della minoranza di esprimersi chiaramente sulla possibilità di sostenere un'amministrazione che intende portare fino in fondo la bonifica dei luoghi del malaffare e riportare la normalità in una città in cui i tentacoli degli interessi di pochissimi sono vasti e pervasivi.

Chiediamo un'assunzione di responsabilità in modo chiaro e trasparente. Senza sotterfugi, senza tatticismi, senza strane e incomprensibili alchimie: l'interesse da garantire è generale ed è quello del bisogno di regole chiare, certe e legittime, non scritte e nemmeno interpretate da soggetti in evidente conflitto di interessi.

Ci auguriamo che le forze sane di questa città raccolgano l'appello lealmente e senza secondi fini e che stringano un patto per raggiungere pochi ma chiari obiettivi che restituiscano la dignità a questa città e ai suoi cittadini.

L'alternativa non potrà che essere l'atto estremo delle dimissioni del sindaco, nel tentativo di liberare la città da coloro che sotto la bandiera della legalità hanno concretamente dimostrato di essere refrattari e recalcitranti al ripristino di regole legittime. [t.l.]

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Italia Giusta secondo la Costituzione

 

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 07 Luglio 2014 11:54
 
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