=LA NUOVA LIBERAZIONE NAZIONALE DEL 4 DICEMBRE 2013= Stampa
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Scritto da Redazione   
Sabato 07 Dicembre 2013 12:46

Porcellum. Fine di una legge "fascistissima".  

Ma non è merito del Parlamento

di Prisco Piscitelli *

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porcellum1Sarebbe opportuno annoverare il 4 Dicembre 2013 tra le date importanti per la vita della nostra Repubblica Italiana, come il 2 Giugno e il 25 Aprile. Il paragone con la festa della liberazione e quella del cambio di regime non è del tutto azzardato, se si considerano le circostanze in cui è maturata la sentenza della Corte Costituzionale che pone fine alla legge elettorale con cui gli Italiani sono costretti ad eleggere il Parlamento da ben sette anni. Un parlamento di nominati dalle segreterie di partito (laddove ancora ne esistono) o peggio dal “leader maximo” o dal “padre-padrone” quando non dal “proprietario di partito” di turno (il tradizionale “uomo solo al comando” da cui credevamo di essere diventati immuni dopo le tragedie del ventennio fascista). All’alba della decisione dei giudici della Consulta,il Paese si sveglia finalmente LIBERATO da un giogo antidemocratico imposto da un sistema incapace di varare autentiche riforme che abbiano come fine il bene comune. 

Ai  magistrati della Corte – dimostratisi di ben diversa pasta rispetto alla corte di cortigiani di cui è stato riempito il Parlamento grazie a una legge elettorale pensata solo per reclutare vassalli (sotto il costante ricatto della ricandidatura) – va la massima gratitudine di tutto il popolo italiano, espropriato con la violenza del sopruso legalizzato di quella sovranità che gli è attribuita dall’articolo 1 della Costituzione e che recita semplicemente così: “La sovranità appartiene al popolo”. La sovranità appartiene al popolo: è bene che se lo ricordino i poco onorevoli (diciamo pure indecenti) rappresentanti in Parlamento che hanno votato una legge elettorale ribattezzata dal suo stesso proponente (sulla cui impresentabilità ciascuno è libero di giudicare) col nome di “Porcellum”.

Non c’è commento da fare: l’ignominia a cui ci hanno costretti a soggiacere per sette lunghi anni (per fortuna non per un ventennio) si commenta da sé. Appena entrata in vigore, fu chiara a tutti la beffa di questa legge truffa che prevedeva liste bloccate e formate da nominati. Una legge che non mirava affatto a dare rappresentanza al popolo ma che riempiva il Parlamento di servitori, di fatto vincolati a chi li aveva inseriti in elenco. Così, mentre la Costituzione della Repubblica non prevedeva vincolo di mandato tra eletti ed elettori, la cosiddetta legge “Porcellum” asserviva i parlamentari alle segreterie di partito (nel migliore dei casi), quando non di un solo uomo. Costituzionalità violata in modo lampante. D’altra parte ci sarà pure un motivo perché il “Porcellum” sia stato chiamato così. Nel mentre ci si congratula con la Corte Costituzionale, c’è da chiedersi legittimamente perché ci sia voluto tanto tempo per certificarne l’incostituzionalità e perché tanta sorpresa nel mondo politico dopo la sentenza del 4 Dicembre (segniamoci la data in rosso sul nostro ideale calendario della memoria). A dimostrazione della malafede di tutti, se ci fosse stato bisogno di conferme. A dimostrazione che a nessun esponente di partito passava neanche minimamente per la testa di arrivare al prossimo voto con una legge diversa, con buona pace del nostro ultra-ottuagenario Presidente della Repubblica - protagonista di una rielezione che non ha precedenti nella storia repubblicana e nella prassi costituzionale - che avrebbe voluto una nuova legge elettorale già un anno fa. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Persino il centro-sinistra, che da decenni si erge a unico difensore della “vera democrazia” ha fatto ben poco per cambiare pagina (parlano i fatti: sette anni di “Porcellum”), consapevole di non poter ottenere in altro modo una solida maggioranza parlamentare. Diciamoci la verità: la sinistra sa benissimo di non avere una maggioranza reale nel corpo elettorale di questo Paese. Sarà per questo che si è accomodata al traino del “Porcellum” per sette anni (è bene sottolinearlo, perché sette anni sono davvero lunghi, troppi per una legge elettorale incostituzionale).

Forse nessuno si è reso veramente conto che per sette anni siamo stati appena un gradino più su rispetto alle cosiddette (e a buon ragione) leggi “fascistissime” del 1925, quelle con cui Mussolini pose fine alla democrazia vietando qualsiasi lista elettorale che non fosse il “listone” fascista, un listone - per l’appunto - di candidati nominati dall’alto, tra i quali era però possibile all’elettore esprimere la propria preferenza (addirittura! In pratica è poco meno di quel che chiedeva Casini da tre anni!). L’unica differenza con le “leggi fascistissime” è che per sette anni gli italiani si sono trovati dinanzi non ad un unico listone ma a più listoni di nominati, tra i quali non era nemmeno possibile esprimere la propria preferenza. Se non una legge fascista, sicuramente una legge truffa, che ha contribuito ad esasperare quel sentimento di totale sfiducia nei partiti e nella classe politica, che qualcuno da bollato come “antipolitica”, ma che forse sarebbe meglio definire come“ultimo sussulto di vitalità” o “disperato tentativo di voler continuare a sopravvivere come democrazia” da parte di un corpo elettorale in rianimazione; qualcosa che si può paragonare all’istinto di conservazione che scatta quando siamo in pericolo di vita e moltiplica le nostre capacità di risposta per evitare in ogni modo la morte.

Un popolo disilluso, disincantato e deluso dal comportamento di tutti i partiti politici, che (per un motivo o per l’altro ma sempre e solo per pura convenienza) hanno tenuto in piedi questa legge elettorale indegna della nostra tradizione democratica e repubblicana. Tutto ciò, in un contesto di “federalismo regionalistico” varato con sommaria frettolosità e che ha creato 20 pancioni famelici, ventri molli e senza fondo capaci di spese folli (i vari “Batman” del Lazio, del Piemonte, dell’Emilia e della Campania sono punte di iceberg), che hanno contribuito in modo determinante al raddoppio del nostro debito pubblico rispetto a fine anni ’90.

L’avevano già fatta franca lo scorso anno, i nostri politicanti senza idee né visioni strategiche che si atteggiano a classe dirigente di questo Paese: la Consulta non aveva ammesso il referendum popolare per l’abolizione del “Porcellum”, vanificando lo sforzo di raccolta di oltre 1 milione di firme. Tanto sarebbe bastato a chiunque per capire che la prima cosa da calendarizzare da parte delle nuove Camere sarebbe dovuta essere la riforma della legge elettorale. Invece niente. A nove mesi dal voto di Febbraio ancora niente. Si continua a far finta di preparare bozze, incaricare commissioni… tanto per gettare fumo negli occhi agli italiani oramai allo stremo per la crisi economica. Non si era mai vista la disoccupazione giovanile al 40%. Solo dalla Puglia negli ultimi dieci anno sono emigrate 1 milione e 300 mila persone, di cui 250 mila giovani neolaureati. E quando emigra un milione e mezzo di persone non è più emigrazione: è un esodo di massa, solo meno disperato e condotto con mezzi più sicuri di quello dei migranti che raggiungono Lampedusa. Un esodo biblico!

Nel 2013 in Italia Meridionale i morti hanno superato il numero di nascite. Era accaduto solo altre due volte nella storia d’Italia: l’anno della tassa sul macinato durante il cosiddetto “brigantaggio” (una vera guerra civile) e l’anno dell’epidemia d’influenza spagnola dopo la prima guerra mondiale! Sono numeri da suicidio demografico che si commentano da soli! Nel frattempo, 55.000 (cinquantacinquemila) consigli di amministrazione finanziati dallo Stato nel nostro Paese (tra cui 107 Province, Camere di commercio, Enti di promozione e via di seguito) continuano ad ingoiare i soldi delle nostre tasse e accumulare privilegi: è qui che sono gli sprechi (altro che stipendi dei parlamentari!). Ma i nostri governanti hanno idea di quello che sta succedendo nel Paese reale? Dopo aver bruciato due intere generazioni di giovani italiani, hanno una pur minima visione strategica di futuro da proporre all’Italia? Non è possibile condannare all’estinzione un “popolo di poeti, di artisti e di eroi, di santi, navigatori e trasmigratori”...Ѐ ora che i cittadini si riapproprino della sovranità ad essi assegnata dalla Costituzione, attraverso le forme indicate dalla legge e in particolare con l’esercizio del diritto di libera associazione, per la ricerca di nuove forme di promozione disinteressata del bene comune fondate sulla competenza, sull’etica, sul “dono di sé” e sul radicamento nelle comunità locali. Il passaggio dalla Repubblica dei Partiti alla Repubblica dei Cittadini (fondata su scelte informate e consapevoli anziché sul clientelismo nepotistico o sulla demagogia) non è più differibile, se questo Paese vuole continuare ad esistere. L’abolizione del “Porcellum” è un primo passo. Ora tocca ai cittadini essere all’altezza della Costituzione.

 

*Laboratorio Federativo delle Reti Civiche della Puglia

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Ultimo aggiornamento Sabato 07 Dicembre 2013 13:21
 
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