IL DOPPIO CELINE Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 11 Febbraio 2011 13:04

 LA PAROLA COME CERA CALDA

di Franco Taldone
__________________  

Come conciliare anche in queste lettere a Marie Canavaggia il doppio Céline: l'autore di una scrittura tutta tensione musicale e, insieme, verità che disincantano, col Céline che rovescia ingiurie antisemite?

Ma io sono soltanto uno stilista. Per questo non scrivo romanzi... M'importa solo il colore, il mistero delle emozioni e delle parole... Soltanto questo si dovrebbe vedere in tutti i miei libri...”.

Questa dichiarazione di Louis Ferdinand Céline è famosa, e lo scrittore francese la rilasciò ad Arbasino nel 1958 a Meudon, a pochi chilometri da Parigi, dove trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita. Il principio genetico dell'opera céliniana è, dunque, lo smalto dello stile - se per stile s'intende non la copertura inutilmente decorativa della nudità del significato di un'opera, ma ciò che il filosofo francese Deleuze definì “uno stile di vita, non certo nel senso di qualcosa di personale, ma come invenzione di una possibilità di vita, di un modo di esistenza”. E invenzione di possibilità è la lingua di Céline, che come il suo connazionale Artaud (anche se meno ossessivamente), forsenna il soggettile (per citare Derrida), cioè lavora la lingua come cera calda per produrne infinite varianti. Archinto, raffinatissima casa editrice milanese specializzata nell'edizione di epistolari, ha pubblicato una scelta di lettere che Céline indirizzò tra il 1936 e il 1960 a Marie Canavaggia, sua affettuosa segretaria.

Lo stile epistolare di Céline non è diverso da quello del suo Viaggio al termine della notte, il capolavoro del '32, o di Morte a credito, altra perla: la stessa aggressione distruttiva rivolta agli stereotipi del pensiero, che ne impediscono gli spiazzamenti o le fuoriuscite da se stesso, la stessa satira misantropica, lo stesso sradicamento delle illusioni degno di un moderno Qohélet, come scrisse Guido Ceronetti, lettore estimatore del Dottor Destouches medico dei poveri a Montmartre. Le lettere, la maggior parte delle quali scritte durante l'esilio danese a Copenhagen, subìto per le accuse di collaborazionismo con il governo di Vichy, sono premurose nei riguardi della Canavaggia ma corrosivamente smascheranti nei confronti di quelle figure, pubblicamente considerate prestigiose, da Céline apostrofate come mediocri o bare. “Vedo che Malreaux è diventato ministro. È un povero disgraziato. Con un qualche talento giornalistico, contorto e sconclusionato del resto, ha scritto i Conquerantes che non era male – da lì a poco solo fregnacce – buchi nell'acqua – ma che stampa, che fanfare – e che razza di buffone arrogante! nei panni del colonnello, dell'esploratore, del Pensatore – e ora del ministro!”, scrive alla sua cara amica segretaria il 24 novembre del 1945. Anche il Céline epistolare è accompagnato dal suo doppio inquietante antisemita. Di certo, non con lo stesso urto demenziale dei suoi pamphlets antigiudaici che hanno sfregiano la sua grandezza di scrittore. Tuttavia, più volte ricorre nelle lettere alla Canavaggia la parola “ebreo” come insulto: quando, ad esempio, la rivolge a quelli le cui macchinazioni hanno portato a indicare in lui un complice politicamente attivo dell'antisemitismo nazista. Come conciliare, allora, anche in queste lettere il doppio Céline: l'autore di una scrittura tutta tensione musicale e, insieme, verità che disincantano, col Céline che rovescia ingiurie antisemite? Forse, proprio pensando all'elemento più ispiratore dello scrittore e medico francese: un antiumanesimo contraddittorio, radicale e pietoso. In queste lettere l'uomo Céline è come l'uomo di Céline: solo e indifeso rispetto agli attacchi del dolore di cui gli esseri umani sono anche irrimediabilmente generatori; scriveva nel Viaggio: “È questo che, probabilmente, cerchiamo attraverso la vita, niente altro che questo, la più grande sofferenza possibile per diventare noi stesso prima di morire”.  


 * Louis-Ferdinand Céline
Lettere a Marie Canavaggia Lettere scelte 1936-1960,  Archinto, pp. 171, euro 17.00

Ultimo aggiornamento Sabato 19 Marzo 2011 16:56
 
Condividi