=DRAGHI DELL’INDIPENDENZA= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 01 Luglio 2013 12:52

Riflessioni sulla democrazia alle prese con la BCE ai tempi della crisi

 

di Nicola Sacco

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Sarebbe cosa utile che una importante questione, di cui è stata investita nei giorni scorsi (giugno 2013) la Corte Costituzionale tedesca - si potrebbe anche definirla come questione da Germania Giusta Secondo la Costituzione -, diventasse occasione, motivo e tema di un grande dibattito pubblico anche qui in Italia.

E ad ogni buon conto è importante, a mio avviso, che con tale cruciale questione si misuri il soggetto politico Italia Giusta Secondo la Costituzione.

In sostanza, l’Alta Corte di Karlsruhe è stata chiamata a pronunciarsi sulla compatibilità tra la politica monetaria (annunciata o perseguita) della Banca Centrale Europea e i principi della Carta Costituzionale tedesca. Per la precisione la Corte, dopo due giorni di audizioni tra l’accusa di insigni economisti nonché banchieri (la Bundesbank, in primis) e la difesa dei rappresentanti della BCE, deve giudicare (lo farà dopo l’estate) se il piano OMT (Outright Monetary Transactions, ovvero programma di acquisto illimitato, da parte della stessa BCE, di titoli del debito pubblico, come forma di soccorso ai paesi in difficoltà economica dichiarata e conclamata) annunciato dal Presidente Mario Draghi, possa rappresentare un pericolo ingiusto per il contribuente, e dunque, per questo, risultare contrastante con la Costituzione tedesca.

Personalmente trovo bello, bello in senso civico, che si faccia ricorso alla Corte Costituzionale per una verifica di legittimità di certi grandi piani europei, e che lo si faccia, a ben vedere, per salvaguardare la sovranità nazionale. Analogo ricorso era stato presentato nel 2012 alla Corte tedesca sul Fiscal Compact. Trovo invece desolante la situazione italiana, nella quale non solo nessuno si sognerebbe mai di organizzare iniziative così alte, ma addirittura non se ne discute affatto, ad alcun livello. Si aggiunga che proprio il Fiscal Compact è venuto a cambiare la Costituzione italiana (all’art. 81) nell’indifferenza di popolo pressoché totale, e peggio, lo si deve dire, in un clima di ignoranza generalizzata oramai inescusabile. Tralasciando per un momento il comportamento della pur servile classe politica che tale modifica ha votato in Parlamento a maggioranza qualificata, l’atto di accusa è da rivolgere ormai apertamente contro il cittadino italiano, contro l’italiano medio, contro l’uomo della strada. In questo tratto avvilente dell’italianità odierna si specchia, ahinoi, il cittadino tedesco mentre si liscia le penne della propria superiore consapevolezza civica, della propria eccelsa coscienza politica.

Tornando ad esaminare l’oggetto del ricorso alla Corte Costituzionale tedesca, ricorso che ha comportato una due giorni di audizioni presso il Tribunale di Karlsruhe durante la quale sono stati ascoltati da imputati i banchieri europei, piuttosto che ravvisare con una certa superficialità l’egoismo contributivo teutonico o il possibile interesse degli speculatori finanziari, è da notarsi come il richiesto controllo di legalità sul piano OMT, si risolva in definitiva in un test di democraticità: viene misurato (per impulso del cittadino tedesco, è bene ricordarlo) il ‘grado’ di democrazia insita nella BCE, nella sua politica monetaria e nelle sue conseguenti iniziative, il tutto nel fondato timore che la ‘linea’ da essa dettata imponga duri contraccolpi propriamente ai meccanismi democratici dei singoli stati membri dell’Unione Europea.

In effetti, se si pensa che Esm (fondo salva stati) e OMT (acquisto illimitato dei bond emessi dai paesi che facciano richiesta di aiuto alla BCE), sono strumenti elaborati in esclusiva funzione anti-spread, appare subito chiaro quanta perseveranza l’eurobanchiere centrale metta nell’errore: in nome del contenimento dello spread l’Italia ha già conosciuto misure di austerity (varate da un violento governo dei tecnici), le quali misure alcun effetto hanno sortito se non quello di peggiorare drasticamente i suoi conti (debito pubblico, Pil) e il suo benessere (persi centinaia di migliaia di posti di lavoro, sbancata l’imprenditoria, economia reale rasa al suolo). Curioso come oggi si riscontri unanimità nel definire quelle politiche come recessive. Al sottoscritto, peraltro,  per una volta non pare peregrina l’abusata immagine del massacro: quel governo (Monti) ha massacrato il paese; le difficoltà di molti nostri concittadini sono enormi; dilaga il disagio, il dolore e la disperazione, insieme a una disgregazione sociale che presto si rivelerà foriera di ulteriori disgrazie.

Si faccia a questo punto una breve cronistoria:

  1. 1) Nei primi giorni dell’Agosto 2011 la famigerata lettera di Trichet e Draghi (allora rispettivamente Presidente della BCE e Presidente della Banca d’Italia) imponeva un vero e proprio programma di governo all’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Il messaggio era questo: riforme strutturali in cambio di un intervento della BCE sull’acquisto dei titoli del Tesoro italiani. In funzione anti-spread.
  1. 2) Segue manovra del governo Berlusconi, la quale (a causa di problemi che non vale neppure la pena di indagare) tuttavia non realizza che rari punti della lettera di Trichet e Draghi.
  1. 3) Nel novembre 2011 Draghi diventa il nuovo Presidente della BCE.
  1. 4) Nello stesso periodo si dimette il governo Berlusconi. Subentra il governo Monti - superbe regia e sceneggiatura del Presidente della Repubblica, in carica dal 2006, Giorgio Napolitano. In pochi mesi, questo esecutivo di tecnici, riesce ed esaudire tutte le richieste della lettera, comprese quelle inerenti ai delicatissimi settori del mercato del lavoro e del sistema pensionistico, ad eccezione, guarda caso, del punto forse più interessante della missiva: le liberalizzazioni. Il tutto in senso puntualmente peggiorativo dei diritti e delle condizioni di vita del cittadino italiano. Il tutto in funzione anti-spread.
  1. 5) Spread che scende sotto i livelli di guardia, dopo essere aumentato costantemente e velocemente anche con Monti e Napolitano regnanti, solo pochi mesi orsono.
  1. 6) Debito pubblico in costante aumento lungo tutto il 2012, sia in valore assoluto che rispetto al Pil.
  1. 7) Dimissioni dello spietato governo dei tecnici e nuove elezioni politiche nel febbraio 2013.
  1. 8) Primavera 2013: rielezione (caso inedito dal 1948 ad oggi) di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica italiana. Formazione del Governo Letta. Superbe regia e sceneggiatura di Napolitano.
  1. 9) Oggi: spread attorno ai 300 punti base. Considerato sostenibile.
  1. 10) Oggi: debito pubblico più alto di sempre, 2.050 miliardi di euro, superamento del centotrenta per cento nel rapporto Debito-Pil (e una previsione che lo attesta tra non molto addirittura oltre il 140%).
  1. 11) La funzione anti-spread è stata un ammonimento continuo e un feticcio perenne. Peccato però che non abbia una relazione immediata con le grandezze macroeconomiche realmente rappresentative di qualcosa, vale a dire, ancora una volta, Debito pubblico e Pil.

Abbiamo ora tutti i fotogrammi che ci servono e, soprattutto, vediamo in essi che i protagonisti sono sempre gli stessi: Draghi e Napolitano come persone fisiche ai vertici delle più alte istituzioni; centrodestra e centrosinistra come aggregati politici che compongono (hanno composto), da alleati, le maggioranze parlamentari a sostegno dei governi Monti e Letta. Vittima sacrificale di tutto ciò, in questo paese, la cultura dell’opposizione, il ruolo dell’opposizione, i diritti dell’opposizione. Si è ripetuto fino alla noia che senza la strenua e petulante difesa delle opposizioni e delle minoranze non si dà democrazia. Evidentemente, però, queste entità devono essersi rassegnate al ruolo di vittime sacrificali in Italia, complice il servilismo del ceto politico e l’incultura dell’italiano medio, ma non altrettanto in altri paesi e ad altre latitudini. Ecco il significato che mi piace cogliere nel ricorso alla Corte Costituzionale tedesca contro il piano OMT di Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea: c’è ancora qualche chance per chi intende opporsi al pensiero unico.

Affinché la segnalazione di un pensiero unico in fatto di politica economica, non suoni come un grido inutilmente protestatario, ingenuo e velleitario, conviene che lo si analizzi nel suo contenuto e nel suo manifestarsi. Dunque, OMT: strumento che la BCE ha predisposto sempre in funzione anti-spread (lo ribadisce Draghi ogni volta che può dimenticando però di dire che il miglioramento dello spread si è già verificato senza che lo stesso miglioramento si trasmettesse all’economia reale); OMT: aiuto della BCE, il quale arriva solo a patto che lo stato che ne faccia richiesta aderisca a un programma di condizionalità. In cosa consiste il programma di condizionalità? Seccamente: realizzazione delle riforme strutturali. E se si scopre che il contenuto di tale programma altro non è che il calco perfetto della famigerata lettera di Draghi e Trichet a Berlusconi, che cosa si deve pensare? Ebbene, si deve pensare, a mio parere, che la BCE condizionando uno stato membro essenzialmente nella sua politica economica e fiscale, abbia voluto riservarsi la facoltà di entrare a piedi uniti nella sovranità dello stesso paese. Ciò che evidentemente nullifica tutte le procedure democratiche proprie di quel paese, rende inutile le elezioni, priva di motivazioni il recarsi al voto. Quel che succede in Italia ne è la più eloquente testimonianza. Inoltre la politica monetaria sedicente espansiva (Draghi la chiama vezzosamente “accomodante”) della BCE, accompagnata da ciò che egli chiama riforme strutturali (s’è visto che questa espressione cela prevalentemente la cancellazione di diritti faticosamente conquistati, e mal sopporta le nostre Costituzioni), espansiva, in senso keynesiano, non lo è per niente.

A questo punto, si deve porre una questione tecnica decisiva: la BCE è costituzionalmente in essere per perseguire l’unico obiettivo della stabilità monetaria, altrimenti conosciuta come difesa dell’euro. Essa per conseguire questo obiettivo si avvale di strumenti di politica monetaria, per così dire, pura. Dunque la politica fiscale non rientra tra i suoi compiti (diversamente dalla Fed americana). Tuttavia la BCE seguita a porre condizioni sui programmi di governo dei singoli stati; tali condizionamenti suscitano verifiche di legittimità elevate presso Corti Costituzionali; il sospetto, in definitiva, è che la BCE imponga diktat antidemocratici.

Non ci ritroviamo, per caso, a fare i conti con un organismo che, esorbitando dai propri compiti e sconfinando dal suo ruolo, finisca per violare diritti e malmenare costituzioni, e che, alla luce anche delle sue prerogative di indipendenza, per tutte queste ragioni sia in preda, oggi, a un delirio di potere che minaccia tutti?

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