=I PARTITI LIQUIDI E LA CORRUZIONE, IN UN PAESE CHE SI AVVIA AL SUICIDIO= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 10 Dicembre 2014 10:53

PER RIVISTA FESTA igLo spettacolo deprimente di interi Consigli comunali, di amministratori locali e nazionali, selezionati da soggetti economici e politici che gestiscono il “mercato politico” - e non solo -  per i propri interessi dietro ricompensa “privata” ai “selezionati”, impone una rivisitazione della “forma partito”. [...] Il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione [...] non attende mandati e deleghe elettorali ogni volta che lo Stato chiama i cittadini alle urne; non sta lì ad attendere il mandante-finanziatore, il tutore o il padrone, per dirla tutta. Magari, nel divampare della campagna elettorale, non rincorre i cittadini-elettori, ma discute su agricoltura o assetto del territorio, su fisco e giustizia… e soprattutto non nasconde, banalizzandolo, il suo sistema di valori; appunto: la Costituzione.

 

 di  Nicola Magrone

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Sabino Cassese (Corriere della Sera, 8 dicembre 2014) torna opportunamente, anche se con obiettivo ritardo, a riflettere sui partiti, sulla loro natura, sulla loro funzione e infine sulla loro incidenza diretta o indiretta sui “poteri pubblici”; e si domanda:

Le tensioni interne ai partiti (minacce di scissioni, richiami alla disciplina interna, invocazione della libertà di coscienza, richieste di maggiore democrazia) sono solo fatti passeggeri o sono, invece, indicatori di una fase nuova della storia della «forma partito»?”

 “E quali effetti producono i cambiamenti in corso sull’assetto dei poteri pubblici?”

 Egli spiega preliminarmente cominciando dai “nomi” dei Partiti della Repubblica:

 I nomi dei partiti erano prima scelti per caratterizzarsi e dividere (comunisti, socialisti, democristiani), ora sono sempre meno identificativi (chi si dichiara contrario alla democrazia e alla libertà?). I partiti stanno perdendo la loro base: gli iscritti si sono dimezzati in mezzo secolo, e continuano a diminuire, mentre la popolazione è aumentata; si allarga, quindi, la forbice tra iscritti e votanti. Anche questi ultimi diminuiscono: segno sia di sfiducia nei partiti, sia del fatto che il sistema politico italiano si è allineato alle altre democrazie mature. La capillare distribuzione dei partiti sul territorio non c’è più e l’organizzazione diviene fluida. La militanza volontaria scompare. Diventa determinante il ruolo del «leader». Il finanziamento mediante il tesseramento viene sostituito dal finanziamento con cene a pagamento e il microfinanziamento dal basso (crowdfunding). I partiti che ricorrono a primarie aperte a non iscritti abbattono le mura che dividono iscritti e simpatizzanti”.

 

Insomma, la “forma partito” che abbiamo conosciuto fino a qualche decennio fa, sostanzialmente (da anni) non c’è più: non il Partito comunista, non il Partito socialista, non il Partito della Democrazia Cristiana, non il Partito Repubblicano, non il Partito liberale e così via. Chi e che cosa ne ha progressivamente preso il posto?

 Dice Cassese:

 La «liquefazione» dei partiti li trasforma in aggregazioni elettorali, attive al momento del voto. Lo stesso séguito elettorale si organizza volta per volta, con travasi di voti da un partito all’altro. Questo trasforma la lotta elettorale da guerra di posizione in guerra di movimento, aumenta l’importanza del «mercato politico», consente ai partiti di uscire dai loro fortini e di andare oltre il proprio elettorato tradizionale, ma correndo maggiori rischi. I partiti sono meno rigidi, meno chiusi. Minacciano meno la democrazia a causa del loro carattere autocratico ed oligarchico, come temeva Maurice Duverger nel 1951”.

Conclusione, quest’ultima, non del tutto condivisibile dal momento che proprio la “precarietà e leggerezza” dei partiti di oggi, ridotti a comitati elettorali chiamati in campo o addirittura costruiti a domanda da elezione ad elezione sotto forma, appunto, di comitati elettorali che distribuiscono volantini e raccattano contributi, proprio quella “leggerezza” nasconde il promotore o il mandante che, alla fine, diventerà padrone del “mercato politico”. E il padrone, come si sa, non conosce colore se non il suo: cambia abito anche territorialmente, qui uno slogan adatto al luogo e al momento, lì un banale inno alla “libertà e alla democrazia” che non seleziona più nessuno pur di mettere insieme il numero maggiore di voti.

Opportunamente, Cassese evocando l’art. 49 della Costituzione (miracolosamente finora scampato alla furia riformatrice o restauratrice); dice che i Partiti

corrispondono sempre meno al modello costituzionale di una piramide che cresce dal basso (i cittadini si associano in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, secondo l’articolo 49 della Costituzione; precisamente, la Costituzione dice: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” ndr).

E’ sotto gli occhi di tutti lo spettacolo deprimente che ogni chiamata elettorale ci impone: comitati da tutte le parti, sedi che non si sa chi paga, iscritti anonimi; trattorie e ristoranti, popolari o di lusso, occupati da comitive di turisti politici. Consumato il rito del voto, tutti i battenti, chiusi.

Questa nuova versione della “forma partito” è sicuramente lontana anni luce da quella elaborata e dettata dalla Carta Costituzionale in forza della quale, appunto, a “tutti i cittadini” viene riconosciuto ed attribuito il “diritto di associarsi liberamente in partiti”, partiti che stiano, viventi e propositivi, nel territorio; non per un mese o per qualche giorno (manco fossero agenzie strettamente legate e sostenute dal mercato e dall’“utilità dell’investimento”) ma direttamente riferiti a gruppi più o meno grandi di cittadini che elaborino, contestino, condividano scelte politiche con le quali, appunto, “concorrere a determinare - attenzione: “con metodo democratico” e non aziendale - la politica nazionale”.

Cassese:

Antonio Gramsci ha scritto, riferendosi a Machiavelli, che i partiti sono il «moderno Principe», in quanto organismi che guidano i processi politici e in cui si concreta una volontà collettiva. Il «moderno Principe» ha due funzioni, quella di formazione politica della società e quella di scelta della rappresentanza parlamentare. La destrutturazione in corso dei partiti politici li fa divenire più leggeri, più capaci di conquistare maggiore seguito elettorale, ma ne indebolisce l’azione educativa e la forza selettiva. Dove potrebbe svolgersi la prima, se non esiste più la «scuola» dei partiti, quella distribuita sul territorio, nelle sezioni e nei circoli, nei quali ferveva la vita collettiva del partito-organizzazione? Come possono essere selezionati gli eletti nel Parlamento e nei consigli regionali e comunali, se manca la macchina del reclutamento e della valutazione e si procede per nomina dall’alto?

Quella che Cassese chiama “destrutturazione dei partiti”, “indebolimento dei partiti come cinghia di trasmissione della domanda politica si riflette sullo Stato e sui poteri locali, dove le esigenze collettive arrivano sfocate e il personale elettivo è impreparato”. Ne deriva “un vuoto di educazione civica e di selezione della classe dirigente, al quale bisogna porre rimedio

Esattamente in questo senso, il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione agisce da più di trent’anni: non sottovaluta affatto, per esempio, il “momento”, strutturalmente determinante la sua stessa esistenza, del tesseramento-finanziamento, trasparente e verificabile. Esso non attende mandati e deleghe elettorali ogni volta che lo Stato chiama i cittadini alle urne; non sta lì ad attendere il mandante-finanziatore, il tutore o il padrone, per dirla tutta. Magari, nel divampare della campagna elettorale, non rincorre i cittadini-elettori, ma discute su agricoltura o assetto del territorio, su fisco e giustizia… e soprattutto non nasconde, banalizzandolo, il suo sistema di valori; appunto: la Costituzione.

Non è cosa da poco, oggi soprattutto, quando, cioè, con disincantata rassegnazione la partecipazione dei cittadini è avvertita come una recita, una presa in giro. Lo spettacolo deprimente di interi Consigli comunali, di amministratori locali e nazionali, selezionati da soggetti economici e politici che gestiscono il “mercato politico”, e non solo, per i propri interessi dietro ricompensa “privata” ai “selezionati”, impone una rivisitazione della “forma partito”. La “destrutturazione dei partiti” di cui si duole Cassese, dunque, è vera ed è un guaio: al punto che, ormai, il “selezionato” per qualunque incarico non è percepito come “delegato” dei cittadini: non si chiede più, a lui, come la pensa su questo o su quello, ma a nome di chi sta lì; sempre più spesso la risposta è che sta lì per la cooperativa x o per l’impresa y: un Paese che si accinge al suicidio.

L’ultima novità che si va sperimentando da tempo è quella delle cosiddette primarie nel dichiarato tentativo di rianimare la nostra democrazia è naufragato - nella realtà - in una sistematica “concertazione” del voto: davanti ai “seggi”, grappoli di “amici” e di “avversari” a scambiarsi e ad affittarsi pacchetti di voti, gruppi organizzati a far prevalere, nello schieramento avversario, il candidato più “amico”. Insomma, una falsificazione del rito e del risultato: il frutto della singolare idea di praticare primarie “aperte”: ci va, a votare, chi vuole. Finisce che a vincere è il candidato preferito dai suoi avversari, premessa per la ricomposizione, negli organismi collegiali, di un ceto facilmente identificabile con il potere.

La Costituzione, così, lascia il campo alle corporazioni. In un Paese, appunto, che si accinge al suicidio.

 

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 10 Dicembre 2014 13:43
 
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